«Mi sento in trappola»: la signora che lo dice, al telefono di GV, è esasperata e scoraggiata. È anziana, poco tempo fa le è venuto a mancare il marito e, vivendo da sola, si trova ad affrontare problemi che vanno oltre la sua capacità di trovare una soluzione.
Per esempio: arriva una bolletta del gas da 700 euro. Ma come?, protesta la signora: «Ho sempre pagato 2-300 euro e non ho cambiato né abitudini né casa; com’è possibile questa cifra per due mesi di gas?». Se poi succede che la bolletta “pesante” si ripete un’altra volta, il problema si complica. E se anche il ricorso ad un’associazione dei consumatori non sortisce grande effetto, il disagio cresce.
Ma non è solo un problema di bollette o di spese; anche uscire di casa per andare ad una visita medica diventa complicato, perfino impossibile. È difficile anche contattare l’amministratore di condominio per convincerlo che bisogna potare un albero pericolosamente vicino alle finestre…
E la soluzione non è detto possa venire dai figli (quando ci sono): a volte abitano lontano, sono stra-impegnati con i lavoro e i propri figli…
La telefonata della signora veneziana è emblematica, non è un caso isolato. Succede spesso che persone anziane, sole e con qualche acciacco facciano un’enorme fatica a mantenere la propria autonomia. Di più: si sentono “in trappola, appunto”, senza via d’uscita, con l’età che avanza e il tempo che stringe. E poi con una quantità di problemi sempre più complessi – perché la nostra società diventa sempre più complessa – e una capacità calante di affrontarli.
Che fare? Occorre trovare risposte ad un problema emergente, perché la città dei cittadini anziani e soli è sempre più popolosa. Di fronte ad una complessità crescente e al calare delle loro risorse hanno bisogno di qualcuno che li accompagni. Se questo qualcuno non può essere un figlio o un parente stretto bisognerà inventare una figura nuova. Forse qualcosa di simile all’amministratore di sostegno; ma più “morbido” e flessibile. Perché più numerose sono le persone capaci ancora di vivere in autonomia, ma in difficoltà nell’affrontare uffici, burocrazia e tecnologia. È un welfare cui bisogna pensare con una certa urgenza. E una sollecitazione – e anche qualche iniziativa concreta in questa direzione – può venire proprio dalla comunità cristiana.
Giorgio Malavasi