Abbiamo provato a digitare qualche nome su ChatGpt, il “giocattolino” del momento. Acronimo di Generative Pretrained Transformer, è uno strumento di elaborazione basato su intelligenza artificiale e “machine learning” che, dicono gli esperti, in futuro soppianterà Google come motore di ricerca. Ma non è un motore di ricerca come lo conosciamo, perché offre risposte (come se ci si trovasse in una chat) su un argomento, sintetizzando per noi le informazioni. E (ne scriviamo anche all’interno) può offrire molteplici funzioni, diverse da quelle di un semplice motore di ricerca. In quella più banale, però, al momento mostra dei limiti. Abbiamo fatto qualche prova. Ad esempio abbiamo digitato il nome di un sindaco di una piccola cittadina del territorio veneto… Il risultato è stato più che deludente: è uscito un elenco di cose, apparentemente fatte da questo sindaco, in realtà talmente generiche da far capire che l’intelligenza artificiale in questo caso si era limitata a descrivere le funzioni base di un sindaco qualsiasi (qualcosa di simile alla definizione di un vocabolario).
Non solo: interrogata in più modi sullo stesso sindaco, alla fine l’intelligenza artificiale si è sperticata in lodi e giudizi non richiesti. E sempre, comunque, basati su informazioni generiche, non sulle azioni di quell’amministratore. Per non parlare di un’altra ricerca: su Google abbiamo cercato informazioni su un regista che sapevamo aveva realizzato un documentario su un musicista veneziano del ’700: abbiamo scritto il cognome (il nome non lo ricordavamo), aggiungendoci il fatto che era regista e il nome del musicista. Google con pochi link ci ha subito inviato alla pagina personale di quel regista, mentre ChatGpt si è fermata alle informazioni biografiche del musicista del ’700. Tante grazie…
Forse tra un anno o due sorrideremo di fronte alla nostra ingenuità di utilizzo di questo uno strumento, che nel frattempo avrà preso il sopravvento su tutti gli altri: per adesso però la strada da percorrere ci sembra parecchia. Ma se davvero tra poco tempo le nostre richieste di informazioni riceveranno come risultato una sintesi completa e attendibile di quanto cercavamo, allora qualche altra perplessità ci viene. Soprattutto sulle nostre future capacità intellettive: oggi, bene o male, di fronte alla mole di link offerti da Google siamo in grado di scegliere quelli più attendibili o comunque quelli che sembrano fare al caso nostro. E spesso le informazioni che riceviamo sono contenute in più siti, dai quali dobbiamo trarre le diverse notizie e di cui dobbiamo fare sintesi. Il nostro cervello è costruito per questo e il nostro punto di forza è proprio la nostra capacità di ragionamento, facendo sintesi e talvolta anche critica. Ma cosa succederà quando l’intelligenza artificiale ci fornirà tutto già pronto e “masticato”, giudizi compresi? Il rischio è che il nostro cervello se ne andrà definitivamente in pensione.
Serena Spinazzi Lucchesi