“Alla nostra figura di Chiesa, alla nostra forma di Chiesa mancava qualcosa”. Lo ha detto il Patriarca Francesco a proposito della nuova Casa sacerdotale “Madonna Nicopeia”, inaugurata questa mattina a Zelarino. Mons. Moraglia ha infatti ricordato che fino ad ora i sacerdoti anziani trovavano accoglienza, laddove si rendesse necessario un certo tipo di accudimento, in strutture fuori diocesi.
La nuova Casa di Zelarino ospiterà fino a 15 sacerdoti anziani sia autosufficienti, che vivranno in fraternità offrendo il proprio servizio pastorale alle parrocchie vicine, sia non autosufficienti cui sarà garantita la necessaria assistenza, grazie alla convenzione stilata con l’Opera Santa Maria della Carità.
“Ho chiesto ai seminaristi che si rendano presenti presso questa comunità, perché vi sia uno scambio intergenerazionale. E io – ha proseguito il Patriarca – mi farò carico di tenere desta questa realtà nei vari incontri che faremo qui, negli uffici presenti a Zelarino, in modo che i sacerdoti in attività incontrino i loro confratelli, perché si sentano al centro di affetto e fraternità. Inoltre, chi sarà in grado potrà svolgere servizio pastorale nelle parrocchie vicine o comunque laddove in diocesi ci sia bisogno. Perché sapere di essere utile aiuta a vivere meglio il proprio sacerdozio”.
L’immobile, che costituisce l’ultimo lotto del complesso del Centro Pastorale “Cardinal Giovanni Urbani”, era di proprietà dei Padri Saveriani che, una volta deciso di concludere la loro presenza a Zelarino, lo hanno messo in vendita e nel dicembre 2020 è stato acquistato dalla Diocesi. “La decisione – ha spiegato don Fabrizio Favaro, vicario per gli Affari economici – era legata all’interesse della Diocesi, che già aveva acquistato il resto del complesso. L’esigenza della Casa del Clero viene da lontano e ora giunge a concretizzazione. Dopo la progettazione e l’affidamento alle imprese, il 6 dicembre 2021 è stato aperto il cantiere. I problemi non sono mancati, soprattutto per la mancanza delle materie prime”. Il restauro, durato circa un anno, è stato affidato all’architetto Marco Zordan e alla moglie Silvia Ansevini: “A loro – ha aggiunto don Favaro – va il nostro ringraziamento per la cura di questo progetto”.
Nella casa vi sono stanze singole con bagno, alcune con studiolo personale, ampi spazi comuni interni ed esterni, una cappella e ambienti per l’assistenza sanitaria. Tutti gli spazi sono progettati per risultare accoglienti anche per persone con difficoltà motorie. Le scale interne, dopo essere state ristrutturate, sono accessibili e con pianerottoli per la stosta. Sono stati installati elevatori e montalettighe. Si è poi operato sul comfort, aumentando le fonti di luce naturale, come la grande vetrata che si affaccia sugli spazi aperti del Centro Urbano.
“Il criterio – ha spiegato il Patriarca – è che ci fosse luminosità, che fossero degli spazi condivisi per poter stare quando lo si vuole insieme. Che ci fossero spazi privati e accessi indipendenti”.
La casa è stata oggetto di efficientemento energetico, con la coibentazione del tetto, il cappotto alle pareti (già presente nel corpo principale dell’edificio), l’installazione di pannelli fotovoltaici sul tetto. E’ presente inoltre una serra bioclimatica: il collegamento tra il corpo principale dell’edificio e la barchessa si concretizza mediante una struttura in vetro, che agisce secondo il principio della serra.
Già numerosi i sacerdoti anziani che hanno accolto la proposta di venire a vivere in questa nuova casa sacerdotale. L’animazione pastorale della casa è stata affidata al sacerdote don Giovanni Volpato, già parroco a Passarella e, prima, a Ol Moran, in Kenya, la parrocchia creata proprio dal Patriarcato di Venezia 25 anni fa. (S.S.L.)