«La tristezza, la mancanza di speranza e di gioia: ecco la prima tentazione da respingere». Lo fa presente il Patriarca Francesco rivolgendosi, nell’omelia, agli ospiti e al personale (nella foto di apertura) della casa di riposo “Residenza Venezia” a Catene di Marghera.
Durante la seconda tappa del Visita pastorale alla Collaborazione di Catene e Villabona, mons. Moraglia incontra la realtà della residenza per anziani. È a loro che si rivolge per invitarli alla speranza, nonostante l’età e la salute malferma. Per questo cita il il film “La vita è meravigliosa”, che per protagonista ha una persona che non trova più motivo per vivere, che vorrebbe farla finita.
Nel film è l’angelo custode ad apparire al protagonista e a concedergli di… non essere mai esistito. «Allora quella persona – racconta il Patriarca – torna al suo paese e non trova più la moglie che, non essendo mai esistito quell’uomo, non si è sposata; e ovviamente non trova più i figli nati dal suo matrimonio. Gratitudine è allora voltarsi indietro, guardare la propria vita e dire: Signore, grazie. Forse non sono stato ripagato dalla gratitudine che avrei meritato ma, Signore, io ho seminato del bene e nella mia vita ci sono tante cose che dipendono da me. Perciò anche a voi, che oggi non avete più l’energia e la salute di una volta, dico: guardate indietro e pensate quante cose belle avete fatto. Se voi non ci foste stati, tante cose, cominciando dai vostri figli, non ci sarebbero».
Il che, letto nell’ottica della fede cristiana, si traduce così: «La prima tentazione che viene dal diavolo è questa», ammonisce il Patriarca Francesco: «È togliere la speranza a una persona, renderla triste. Quindi dobbiamo prometterci di resistere a questa tentazione. La tristezza, la mancanza di speranza e di gioia è una tentazione da respingere». (G.M.)