In riferimento ad articoli di giornale e on line sull’ utilizzo presente e futuro delle chiese nel centro storico di Venezia, il Patriarcato di Venezia precisa quanto segue.
Nel contatto richiesto nei giorni scorsi dal giornalista del Corriere della Sera, il Patriarca Francesco Moraglia aveva manifestato per iscritto il suo pensiero che qui viene nuovamente specificato: «Quello che stiamo avviando è un processo di riflessione, valutazione e decisione che coinvolgerà in particolare gli organi diocesani di partecipazione: si tratta di maturare un sentire comune che tenga conto, in questo caso specifico, delle esigenze pastorali dei vari sestieri del centro storico veneziano. La Visita pastorale che sta per iniziare e che, nei prossimi anni, attraverserà tutte le parrocchie della Diocesi aiuterà senz’altro lo sviluppo di questo cammino».
«Per quanto riguarda quegli edifici sacri che risultano o risulteranno non più utilizzati per fini liturgici – prosegue la nota – non si tratta ovviamente di aprire ad un uso indiscriminato, anzi… Si pensa piuttosto di valorizzarli – tenendo conto anche della legislazione vigente per tali strutture – come qualificati luoghi di catechesi e di proposta culturale, orientata dalla fede cristiana, attraverso l’arte in tutte le sue forme (scultura, pittura, musica sacra ecc.) ed anche, laddove possibile, come luoghi di carità e accompagnamento spirituale». Nulla di più e null’altro di indiscriminato.
Non corrisponde al vero la prospettiva, attribuita erroneamente al delegato patriarcale, di far diventare le chiese dei “cinema di un certo tipo” né tantomeno corrisponde al vero che, in tal modo e come un organo giornalistico online (Il Sussidiario) ha voluto titolare, Venezia “sfratta Dio”.
Il processo avviato non intende in alcuna maniera venir meno al valore sacro degli edifici in questione e, ancor di più, alla missione ecclesiale di continuare ad annunciare e celebrare il Signore Risorto in questo territorio e in questo tempo.