Un richiamo alla responsabilità, per uscire presto e solidalmente, dalla pandemia. E uno a leggere i segni con cui Gesù si rivela, così da vivere bene il cammino sinodale da poco avviato.
Sono i due messaggi centrali dell’omelia pronunciata dal Patriarca Francesco durante la Messa nella festa della Madonna della Salute, domenica 21 nella basilica che Venezia ha dedicato alla Vergine.
«I mesi di pandemia, e non meno gli ultimi giorni – rileva il Patriarca – ci hanno fatto toccare con mano la nostra fragilità e debolezza, cancellando ogni pensiero di umana onnipotenza e insegnandoci, pure, che non bisogna dare nulla per scontato e come ognuno di noi – secondo i propri compiti – sia tenuto a prudenti e solidali comportamenti, consoni al difficile momento che viviamo».
Perciò il contenimento del contagio passa sia per la cura del bene personale sia di quello comune, in un’attenzione complessiva alla salute “integrale” dell’uomo che è tanto fisica che psichica che spirituale.
Prosegue mons. Moraglia: «Nemmeno l’auspicata “ripresa” – in cui tutti confidiamo e, in particolare, le famiglie e le imprese più provate – può essere data per scontata se ognuno di noi, ad iniziare da chi ha maggiori possibilità d’intervento, non farà quanto gli è chiesto per il bene presente e futuro della comunità a cui appartiene».
Quest’anno, inoltre, la festa della Madonna della Salute coincide con l’inizio del percorso che la Chiesa di Venezia, insieme a quella universale, sta compiendo verso il Sinodo. Il Vangelo delle nozze di Cana, proclamato durante la liturgia, offre spunti preziosi in tal senso. E il banchetto nuziale rimanda al segno centrale dell’Eucaristia: «Anche nel Cammino sinodale sarà essenziale guardare all’Eucaristia non come a puro segno o semplice banchetto o incontro di fratellanza umana. Tutto ciò sarebbe ancora poca cosa e, alla fine, una incomprensione del dono di Dio. L’Eucaristia, invece, va riscoperta come incontro personale con Gesù, il Risorto; è incontro con la Sua persona e si tratta, alla fine, d’inscrivere le Sue parole e i suoi gesti nella nostra vita e in quella dell’intera comunità. L’Eucaristia è la vita, la morte e la risurrezione che si compiono nell’ora di Gesù, donatoci nel convivio. Il Cammino sinodale che stiamo iniziando ci aiuti a vedere e a cogliere i “segni” con cui Gesù si rivela, i “segni” della sua gloria e non di potenza mondana da cui i discepoli devono sempre guardarsi».
Al termine della Messa solenne il Patriarca Francesco si è recato all’esterno per la benedizione finale, conferendo così anche l’indulgenza plenaria ai partecipanti, e rivolgendo loro alcune parole di affetto e di gratitudine per il disagio di partecipare attendendo all’esterno.
Il Patriarca si è così rivolto ai fedeli, prima di pregare l’atto di consacrazione alla Madonna della Salute da lui stesso composto lo scorso anno: «Prima del momento importante dell’affidamento a Maria, volevo esprimere il mio ringraziamento a voi, che vi siete uniti a questa celebrazione con una testimonianza particolare, non potendo entrare in ossequio a quelle norme di prudenza che ci aiutano insieme, e ci aiuteranno, a superare questo momento di difficoltà. Devo dire che la vostra presenza silenziosa, infreddolita, ma orante, è una grande testimonianza. La vostra partecipazione ha commosso in modo particolare la Vergine Santissima. Quello che portate nel cuore, nel pellegrinaggio tradizionale alla Madonna della Salute, quest’anno peserà di più sul cuore di Maria, perché avete dato un contributo che ha detto l’importanza della vostra partecipazione a questo gesto, in condizioni che avrebbero consigliato di rimanere a casa. La Vergine Santissima è delicata, percepisce l’affetto dei suoi figli: grazie per questa vostra testimonianza! Ora insieme, portando la nostra vita e le nostre famiglie, anche i nostri defunti e i nostri bambini, i nostri progetti e le nostre sofferenze lavorative, quelle del nostro territorio, della Nazione e dei popoli deboli, rivolgiamoci a Lei con quella immediatezza propria dei figli». (G.M.)