Verità, libertà, umiltà. Parole che ritornano più volte nell’omelia che il Patriarca Francesco ha proposto questa mattina nella basilica cattedrale di San Marco Evangelista per la celebrazione della Pasqua del Signore.
Ad un’assemblea nutrita, che ha riempito la basilica in una grande varietà di lingue e di culture, secondo la vocazione cosmopolita di questa Città, il Patriarca ha inizialmente citato un’antica omelia che è parte delle letture del Breviario per il Sabato Santo: «La Chiesa orientale conosce un’icona della Pasqua in cui si rappresenta Gesù che scende agli inferi per liberare Adamo, i patriarchi, gli antichi profeti. In un’antica “Omelia sul Sabato santo” del secondo secolo – attribuita dalla tradizione ad Epifanio – Cristo si rivolge ad Adamo, lo prende per mano e, scuotendolo, gli dice: “Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti… Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio”. Questo è l’annuncio pasquale, che ci parla della libertà come ricostruzione e consegna dell’uomo a se stesso. Gesù entra e discende negli inferi, ossia nella prigione dove si trovano – in attesa della libertà – Adamo, gli antichi patriarchi e profeti. È quella prigione in cui Cristo entra, per liberare chi vi si trova, dovunque c’è un’alienazione e una privazione della libertà dell’uomo. La grande libertà si misura sempre sulla verità dell’uomo, perché la libertà non è l’arbitrio o il capriccio di fare ciò che si vuole, il potere e il voler decidere quello che più aggrada».
Il vero senso della libertà
Il Patriarca ha poi ricordato quale è il vero senso del mistero della libertà dell’uomo a partire dall’evento salvifico di Gesù Cristo: «La libertà – nel suo vero significato – è comunione, partecipazione e verità. Comunione vuol dire, innanzitutto, relazione: se c’è incapacità di relazionarsi con gli altri, manca la libertà. Se poi manca la partecipazione – “io ci sono” –, manca la libertà. Se però comunione e partecipazione prescindono dalla verità, allora non sono ancora quella comunione e quella partecipazione in grado d’esprimere la libertà della persona».
Per fare Pasqua bisogna vivere la verità che è la persona stessa di Cristo
«Questo è il tema fondamentale – secondo il Patriarca – del discepolato cristiano: vivere la Pasqua. La nostra Pasqua nasce dal Battesimo che è, appunto, un gesto di comunione e partecipazione nella verità di Cristo: “Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà”. […] Non si celebra e non si vive veramente la Pasqua quando la comunione e la partecipazione non assumono consistenza nella verità che è lo stesso Cristo risorto. Il pericolo che sempre corrono la comunità cristiana e le singole persone è quello d’essere comunità e discepoli privi di coraggio. Noi talvolta pensiamo e crediamo che dire e fare la verità sia una forma di supponenza o arroganza, ma se il nucleo della nostra fede religiosa non può fondarsi sulla verità – che, per noi, è la persona stessa di Gesù Cristo – allora la nostra fede cristiana diventa solo un’abitudine, un’opinione, una delle tante “costruzioni” umane».
Se non esiste la verità non esistono il bene e il male: i fatti di questi giorni mostrano ciò che si può fare contro l’uomo se si mette da parte la verità
Il Patriarca Francesco ha anche ricordato che evitare il confronto con la verità conduce a sistemi iniqui che calpestano la dignità dell’uomo: «Chi “omette” la domanda sulla verità offende l’uomo, rende disumano l’uomo, non riconosce la dignità dell’uomo. Se la verità non esiste, allora non c’è neppure il bene e il male, la giustizia o l’ingiustizia e così l’ordine sociale coincide con la forza del più forte che diventa, di volta in volta, la norma per i più deboli; mi riferisco alla forza economica e finanziaria, politica e dei media. Se queste forze non sono normate e costruite a partire dal rispetto della verità e quindi della dignità delle persone, diventano strumenti di tirannia e di dominio. Oggi tutto è in mano ai pochi multimiliardari tecnocrati che offrono i loro servizi a livello planetario. Anche i fatti di questi ultimi giorni raccontano ciò che si può fare contro l’uomo e i popoli – guerre, stermini, terrorismo – quando non si rispettano la dignità, la vita e la libertà delle persone, mettendo da parte la questione della verità».
«Umiltà fa rima con libertà e fa rima con verità. Questo trinomio – libertà, umiltà, verità – ci permette di vivere il Battesimo fedeli all’evento che trasmette e dona la vita: la Pasqua, il “già” – la speranza certa cristiana – nel “non ancora” del tempo».
La prossima visita del Santo Padre
infine un richiamo al prossimo grande evento che la Chiesa veneziana vivrà il prossimo 28 aprile: «Rivolgiamo un pensiero affettuoso al Santo Padre che, fra pochi giorni, sarà qui a Venezia; l’incontro col successore di Pietro ci spinga a guardare a Gesù risorto per essere, soprattutto oggi, testimoni di misericordia, pace e giustizia tra le persone e i popoli. Affidiamo, infine, la sua persona e il suo ministero alla guida materna della nostra Madonna della Salute».
Il testo integrale dell’omelia è disponibile al seguente link:
https://www.patriarcatovenezia.it/wp-content/uploads/2024/03/Omelia-Pasqua-2024.pdf