Il soggetto che, nella complicata realtà di oggi, può garantire una pastorale possibile è quella che si appoggia su due gambe: i preti e i laici battezzati che hanno rinnovato le loro promesse attraverso il sacramento della Confermazione. E’ questa la cosiddetta “unione che fa la forza” necessaria – secondo il Patriarca – per fronteggiare adeguatamente una Chiesa che cambia e che porta con sé le criticità del suo tempo.
In occasione dell’incontro di venerdì sera scorso aperto a tutti i fedeli della collaborazione pastorale di Cavallino-Treporti – in modo particolare ai catechisti, educatori, gruppi d’ascolto e collaboratori – il Vescovo di Venezia ha svolto un’analisi puntuale sulla situazione della diocesi di ieri e di oggi. Parole, le sue, che non hanno nascosto il problema di un numero sempre più in calo di nuovi giovani preti da mettere in campo, dovuto ad una trasmissione di fede a volte troppo poco efficace e significativa. Sofferenze, queste, che necessitano di una conversione pastorale concreta.
«Quand’ero bambino – commenta mons. Moraglia – la parrocchia era forte di una Chiesa che contava numeri importanti. E, insieme al parroco, quella del prete giovane era una figura stabile. Ma con la metà degli anni ‘60, il panorama è cambiato: accanto alle numerosissime parrocchie, i seminari hanno iniziato a registrare sempre meno presenze». Sono attualmente circa 127 le realtà parrocchiali della diocesi veneziana, per un totale di 360mila abitanti. E se da un lato – evidenzia il Patriarca – quello che stiamo vivendo è un momento di crisi, dall’altro rappresenta certamente un’opportunità per rivedere il modello precedente. «I laici Confermati – spiega – erano oggetto di pastorale. Oggi, invece, il nuovo modello li porta ad essere soggetto: ciò non significa che i laici facciano ciò che dovrebbe fare un prete, ma che siano in grado di rispondere alle esigenze pastorali su quel territorio. E il concetto di Cenacolo consiste proprio in questo, in un servizio di pastorale sustanziale».
Marta Gasparon