Trasmette il messaggio dell’amore di Dio stando vicino ai malati e porta la testimonianza dei pastorelli di Fatima per aiutare le persone ad essere buoni cristiani.
Lei è Angela de Fatima Coelho, suora e medico con una profonda spiritualità e intelligenza. Postulatrice della causa di canonizzazione dei pastorelli di Fatima Francesco e Giacinta Marto, conclusasi lo scorso anno, e vicepostulatrice della causa di Suor Lucia dos Santos, iniziata nel 2014, suor Angela è stata invitata a Venezia dal Patriarca per portare una testimonianza sulle apparizioni di Fatima di 100 anni fa.
Cresciuta ad Oporto, in Portogallo, fin da bambina Angela sente che il suo desiderio più grande è diventare medico, ma allo stesso tempo inizia a nutrire il desiderio di consacrarsi a Dio. «I primi cenni di chiamata iniziarono a 13 anni, ma l’idea non era sempre presente, diversamente dal desiderio di diventare medico».
Fu così che suor Angela iniziò a domandare a Dio: “Signore, cosa vuoi da me?”, iniziando a parlare prima con la suora fondatrice della congregazione Alleanza di Santa Maria, a cui ora appartiene, e poi con un sacerdote spirituale ad Oporto.
Pregava tanto, chiedendo a Gesù di mostrarle il cammino. «Quando a 18 anni ero già alla facoltà di medicina, ormai era chiaro che il Signore mi chiamava. Volevo essere un medico, certo, ma la professione mi sembrava che non riempisse la mia vita. Non bastava, cercavo un orizzonte più grande». Dopo la laurea in medicina, Angela iniziò il cammino per diventare suora nel 1995, prendendo i primi voti nel 1998 fino a professare i voti perpetui nel 2002.
Essere una donna di scienza e di fede inizialmente la poneva in contrasto ma poi capì che il conflitto era solo dentro di lei: «Fede e ragione sono due cammini complementari, due ali con cui lo spirito umano cammina, non sono in contraddizione ma ci aiutano. La fede illumina e la ragione sostiene la fede» dice suor Angela, per tanti anni medico di pronto soccorso e ora specializzata in cure palliative per malati terminali.
«Molti medici credono solo in ciò che toccano, ma l’essere umano non è fatto solo di cellule e molecole, c’è anche l’anima e ci sono domande che non hanno risposte».
Poi parla delle sfide che comportano l’essere suora in questi tempi: «Egoismo, povertà, edonismo, libertà ed obbedienza sono le grandi sfide in una società come la nostra. Le persone oggi cercano il proprio benessere e sono concentrate su se stesse; bisogna invece praticare la solidarietà nel bene. La povertà rispetto al consumismo mi fa capire che i beni materiali alla fine passano. La castità inoltre mi permette di essere più disponibile per gli altri; questo a sua volta però impone di confrontarsi con idee e culture diverse, come avviene nella vita in comunità, affidandosi e seguendo la volontà di Dio. Tutte prove che non sono semplici, ma alla fine ti portano alla gioia e ad una grande libertà di cuore».
La sua comunità, nata da poco, cerca di portare il messaggio di Fatima al popolo di Dio nel modo più sincero e attuale. Anche per questo, le suore di questa congregazione non portano l’abito.
Suor Angela partecipa spesso ad incontri in cui porta la testimonianza dei pastorelli. «Lo scopo è presentare la vita dei pastorelli ai fedeli come esempio di santità» spiega, ma il suo lavoro consiste anche nel seguire il processo di canonizzazione cercando un miracolo avvenuto con la loro intercessione. Un impegno che è servito molto per la sua spiritualità: «La mia fede si è approfondita ed è cresciuta. I bambini sono stati capaci di amare così tanto Dio e gli altri che chiedevo loro di aiutarmi. Il mio rapporto con il Signore inoltre si è semplificato. Tante volte con il nostro intelletto complichiamo le cose, mentre ho imparato a concentrarmi sull’essenziale e ad affidarmi più a Dio».
Infine parla dell’incontro che ebbe con suor Lucia: «Me la immaginavo sempre in estasi, invece mi ha colpito la sua normalità e simpatia, nonostante si capisse già la sua santità. Quando le raccontai che la nostra congregazione continuava il carisma dei pastorelli di Fatima mi disse che Dio e la Madonna erano contenti. Questo mi diede tanta serenità».
Francesca Catalano