L’uomo nuovo nel Vangelo, come S. Antonio indica con la sua santità, «è l’uomo della carità, ma è anche l’uomo che mette insieme fede e cultura, teologia e intelligenza, azione concreta e, quindi, proposta di rinnovamento per la vita sociale, politica, giuridica, economica».
Il Patriarca Francesco elenca i tanti ambiti in cui il cristiano ha la possibilità di declinare concretamente la bontà e la bellezza del Vangelo. Proprio come ha fatto, otto secoli fa, Antonio, di una cui reliquia domenica 20 giugno è terminato il pellegrinaggio. Un pellegrinaggio avviato domenica scorsa, quando la reliquia è uscita dalla sede – la basilica della Salute a Venezia – in cui è custodita da tre secoli e mezzo, per essere portata nella basilica padovana che proprio al santo portoghese è dedicata.
Oggi, domenica 20, il reliquiario con il suo prezioso contenuto è tornato a Venezia, dopo essere stato accompagnato lungo il viaggio da un corteo di barche sul Brenta e da un altro corteo acqueo sul Canal Grande.
Si è calcolato che circa 6mila persone abbiamo seguito dal vero e di persona le varie fasi della “peregrinatio”.
Antonio – ricorda il Patriarca – riflette l’immagine dell’uomo nuovo reso tale dall’incontro con Cristo: «Egli fu, per il suo tempo, autentico Vangelo “vivente” e fu proclamato “Dottore evangelico” perché il Vangelo fu il suo continuo e, possiamo dire, unico riferimento, non solo nella predicazione ma anche nella sua vita quotidiana».
E avere la Buona Novella come continuo punto di riferimento significa «venire trasformati e plasmati da Cristo anche nell’intelligenza e nella cultura. L’uomo nuovo, in questo senso, vive di carità a 360°, in ogni contesto dell’umana esistenza».
L’esempio di Antonio è luminoso, proprio perciò, su più versanti. Per esempio, ricorda mons. Moraglia, fu fiero avversario dell’usura.
Fu proprio il Santo, infatti, «ad indicare un nuovo modo di considerare la giustizia ripensando i meccanismi del credito e il rapporto fra creditori, debitori e istituzioni. Nel 1231, a Padova, riuscì a far modificare la legge sui debiti e – come raccontano le cronache – il Podestà stabilì che per il debitore insolvente senza dolo, una volta ceduti i propri beni, non ci fosse più prigione o esilio. Antonio – l’uomo nuovo, la creatura nuova in Cristo – ha cioè saputo rendere anche umanamente più giuste le questioni legislative e giuridiche, entrando nel contesto culturale e sociale facendolo evolvere in meglio».
In questa direzione si manifesta tutto il significato della peregrinatio di Antonio per i territori e le vie d’acqua tra Venezia e Padova: «Attraverso l’incontro con le differenti vicende umane – afferma ancora il Patriarca Francesco – ha testimoniato il desiderio che la novità e santità di Antonio diventino nostre oggi, e si diffondano in questi territori rilasciando semi e frutti di grazia, di bene, di vita nuova e di un futuro carico di speranza. Il nostro pellegrinare, sulla scia di Antonio, ci ha indicato che il Vangelo è forza per le persone, il popolo, la società e può aiutare a risolvere situazioni complesse e delicate che ci attanagliano anche oggi». (G.M.)