C’è un’immagine che Gianluca Fabbian porta con sé fin da quando era bambino: quella di don Mario, «un prete contento». Don Mario era il parroco di Gianluca, che sabato 22 alle ore 15 in San Marco verrà ordinato diacono dal Patriarca Francesco.
Nella parrocchia di Borso del Grappa, di cui Fabbian è originario, don Mario era già abbastanza avanti con gli anni quando il futuro diacono cominciava a frequentare la chiesa: «Andavo a messa ogni domenica mattina, alle 9.30. Era un appuntamento che mi piaceva molto: andavo soprattutto per cantare, all’inizio è difficile comprendere i significati più profondi della liturgia. Ma provavo gioia ad andare a questo incontro. E sentivo che Qualcuno, anche se non capivo chi, mi stava aspettando. E poi vedevo la contentezza di don Mario».
Gianluca ha 26 anni, i 27 li compirà la vigilia di Natale. I suoi primi anni sono stati fondamentali per accogliere dei segnali importanti: «Ricordo un’altra cosa, sempre legata alle messe della mia infanzia, che mi colpiva. Era il momento in cui il sacerdote alza l’ostia appena consacrata e dice: “Ecco l’Agnello di Dio…”. A me bambino quella frase dava tanta suggestione e una domanda di fondo. Ma come, mi chiedevo, quello è solo un pezzo di pane…; come può essere Colui che toglie i peccati del mondo?».
Una domanda legittima, intrisa però anche di una fascinazione per ciò cui rimandava. «Il mio parroco – ricorda oggi Gianluca – mi diceva: “Anche se non capisci quello che dico, tu domandati sempre cosa l’Agnello di Dio vuole da te. E ricordati anche che, a volte, si perde qualcosa per poi trovare qualcosa di più grande”».
Frasi su cui Gianluca ha rimuginato, negli anni, condendole con tutti gli interessi e le occupazioni di un ragazzo della sua età. Un ragazzo che non perdeva di vista, però, quel parroco «che aveva passione per le persone, ci teneva a cercarle, non smetteva mai di ascoltarle e di andare loro incontro…».
Poi è arrivato il tempo della scelta di una scuola superiore e lì la decisione è stata conseguente ad un’altra passione: «Ho scelto l’istituto agrario, perché mi piace stare in mezzo alla natura; inoltre mi incuriosiva molto la chimica e all’agrario, più che altrove, c’erano parecchie ore di chimica e biologia». Una strada che si precisa, dunque. E che prende slancio quando, finita la seconda, ancora don Mario domanda a Gianluca se vuole fare una prova: quella di stare una settimana nel Seminario minore. «Tanto più – ricorda il giovane – che, se non mi fosse piaciuta quella prova, avrei potuto tornare a casa subito».
La prova inizia al Minore di Padova, dove Gianluca ricorda un esordio curioso: «Iniziava anche la scuola e mi era stato consentito di iscrivermi all’istituto agrario di Padova. Non c’erano altri mezzi di trasporto e io, il lunedì mattina, ho preso la bicicletta per raggiungerlo. E non arrivavo più, continuavo a pedalare e a domandare ai passanti quanto mancava…».
La crescita culturale e spirituale di Gianluca Fabbian continua e, dal Seminario minore, passa poi al maggiore. C’è anche un “intermezzo” di riflessione, dopo i primi quattro anni: un anno trascorso nel monastero benedettino di San Giorgio, a Venezia. «Mi sono trovato benissimo», riflette oggi: «Intanto per l’accoglienza, i monaci mi hanno voluto bene da subito. Ho fatto loro una telefonata, perché non mi conoscevano, e subito mi hanno detto: “vieni e vediamo”. Sono arrivato a San Giorgio che c’era già la mia stanza pronta. Con i Benedettini ho vissuto la fraternità e la preghiera. E devo dire che essere monaci fa davvero bene per la fedeltà all’incontro con il Signore nella preghiera».
Gli ultimi due anni di formazione Gianluca li ha vissuti nel Seminario patriarcale: «Un’esperienza bella, una comunità bella. Ho apprezzato molto che ognuno venga accolto con il suo carattere, i suoi talenti, le sue fatiche e le sue gioie». Al contempo, da venerdì a domenica, in questo biennio, Fabbian ha svolto servizio pastorale in una parrocchia, a San Pietro di Oriago, «dove, con don Cristiano e don Emilio, c’è una bella vita di comunità. Io seguo i gruppi, i ragazzi della catechesi e gli scout, oltre al coro della parrocchia, perché la passione per il canto e la musica in chiesa mi ha sempre accompagnato, in questi anni».
Ora siamo alla vigilia dell’ordinazione a diacono. E poi c’è l’ultimo tratto, prima dell’ordinazione presbiterale. Ma che prete vuol diventare Gianluca Fabbian? «Un prete – risponde – che faccia quello che il Signore gli chiede. Quando le persone vedono, in chiesa, un sacerdote che prega, e fuori dalla chiesa un sacerdote che ascolta e incontra tutti, credo vedano una cosa grande. Una cosa per cui si rimotivano anche nella confusione del nostro tempo e possono arrivare a dire, con speranza “ce la posso fare anch’io”. Ecco, questo spero, con l’aiuto del Signore, di riuscire a fare». Un prete contento, come il vecchio parroco di Borso del Grappa.
Giorgio Malavasi