Qui di seguito la lettera che il Patriarca Francesco indirizza alla Diocesi per l’inizio della Quaresima
«Carissimi, quest’anno il tempo quaresimale inizia in modo imprevisto e diverso da come lo potevamo immaginare solo pochi giorni fa.
Viviamo una settimana in cui per l’emergenza sanitaria ci viene chiesto, come cittadini responsabili e partecipi del bene comune, di far nostre – con condiviso senso civico – le indicazioni che le autorità impongono a tutela della salute pubblica e soprattutto delle persone fragili.
Alla fine, per il cittadino-cristiano, si tratta di un atto di responsabilità politica e di carità ecclesiale. Mentre preghiamo per coloro che sono chiamati a decidere per il bene pubblico, ribadiamo che prudenza e senso civico non hanno a che fare con paure dannose e allarmismi ingiustificati, anche se la situazione risulta seria e da non sottovalutare.
Questi giorni, comunque, per le nostre comunità ecclesiali, comportano dolorose restrizioni all’inizio di un tempo liturgico importante come è la Quaresima – “tempo forte” della Chiesa – in cui da tutta la comunità dei credenti s’innalza l’invocazione: “Perdona Signore, perdona il tuo popolo”.
Ci è stato chiesto di non riunirci in assemblee numericamente significative. E proprio per questo, come discepoli del Signore, siamo chiamati a riscoprire, con più forza ancora, il senso della Chiesa – popolo di Dio e Corpo di Cristo – superando i facili individualismi.
Siamo chiamati a vivere la comunione ecclesiale in una specie di diaspora (dispersione), intensificando il rapporto personale col Signore attraverso momenti significativi di preghiera personale, come pure in famiglia e tra gli amici.
Per il credente nulla è casuale e tutto è occasione di grazia, ossia è tempo favorevole (kayros) per crescere sia in umanità sia come Suoi discepoli.
Ci addolora profondamente non poter celebrare pubblicamente la liturgia del Mercoledì delle Ceneri – inizio solenne e comunitario della Quaresima – e anche avere delle restrizioni per le liturgie della prima Domenica di Quaresima.
Dobbiamo comunque vivere intensamente la nostra appartenenza e comunione ecclesiale, andando oltre la “visibilità” e “fisicità” dell’incontro.
La Domenica è, da sempre, il giorno del Signore; esorto, quindi, a viverla in ogni caso con il massimo impegno.
Carissimi, la dolorosa limitazione imposta all’assemblea eucaristica domenicale diventi un’occasione di crescita nella comunione col Signore e tra noi; tutto, riceviamo, infatti, dalla Chiesa, che è il noi della fede e della carità di cui ogni singolo, con gli altri, è un piccolo ma significativo membro.
Al centro poniamo la Parola di Dio, meditata con fede e amore in modo semplice, considerandola come realmente è: Parola viva e attuale, detta per noi oggi.
Riscopriamo il valore dell’adorazione eucaristica come presenza personale dinanzi al Santissimo Sacramento e del sacramento della Confessione, ancora poco praticato; è il momento in cui, nella fede, incontriamo la misericordia di Dio e siamo riconciliati fra noi. La Chiesa antica lo chiamava il secondo battesimo o il battesimo delle lacrime; è il segno sacramentale che, proprio col battesimo, esprime bene il tempo liturgico.
La situazione che viviamo in questi giorni ci risveglia bruscamente dall’illusione d’esser la generazione che, grazie alle sue conoscenze tecnico-scientifiche, aveva messo tutto sotto controllo. Non è così e oggi, lo vediamo in modo traumatico poiché la nostra vita di creature rimane fragile e vulnerabile. La fragilità, infatti, è propria dell’uomo/creatura e, quindi, non è qualcosa di superato che riguardava solo i secoli trascorsi. E pensare di fare a meno di Dio, Creatore e Padre, è vuota illusione.
L’oggi che viviamo sia appello a far sì che la nostra vita di credenti esca da abitudini scontate, si esprima in scelte responsabili ed autentiche di fede e anche in gesti più coraggiosi.
Ricordo, infine, l’antica ma attuale pratica della Via Crucis, la recita del santo Rosario, i segni concreti e quotidiani di carità verso i poveri e i sofferenti, le opere di misericordia spirituali e corporali.
La Madonna della Salute, così cara a noi veneziani, vera capitana da mar, vigili sui giorni che viviamo infondendo speranza e indicandoci la strada, Suo Figlio Gesù, il nostro Santissimo Redentore.
Dio benedica tutti!».
Francesco, Patriarca