«Annunciare Gesù vuol dire far risuonare nel quotidiano il buon annuncio a livello personale, familiare e sociale. Se per un verso proclamare il Vangelo da parte dei discepoli è un preciso dovere, per un altro verso ascoltarlo, da parte di chi non l’ha udito, è un diritto che non può essere negato. La Parola di Dio deve risuonare in noi. Riscoprire il battesimo significa riscoprire il nostro essere “lettere” che oggi Dio scrive ad ogni realtà».
Lo ha detto stamattina, giovedì 3 ottobre, il Patriarca. L’occasione, in Basilica di San Marco a Venezia, è stata l’istruzione che tradizionalmente è l’appuntamento con tutto il clero diocesano all’inizio del nuovo anno pastorale.
“Avvicinandovi a lui, pietra viva, quali pietre vive”: questo il titolo dell’istruzione. Una riflessione incentrata sul significato del battesimo in stretta connessione con il kerygma.
Il battesimo va rimesso al centro della vita pastorale – ha rimarcato mons. Moraglia – e va riconsiderato perché non sia dato per “acquisito” o sia silenziato per un malinteso pluralismo culturale e religioso.
«Proporre il Vangelo è un dovere, devo condividere la buona notizia – non imporla, certo. Il battesimo finisce talora per rimanere sullo sfondo, mentre soprattutto oggi può costituire una risorsa per una ripartenza teologico-pastorale dell’intera comunità».