Suo padre è stato uno dei capi spirituali dei testimoni di Geova veronesi. Una comunità di migliaia di fedeli. Quando il padre capisce che qualcosa in quella dottrina non lo convince, Riccardo Furia ha già 13 anni. Lì c’è nato e cresciuto. Così come papà e mamma.
«Uscendo, ti autoescludi da tutto». «I miei hanno aperto improvvisamente gli occhi e non sarò loro mai abbastanza grato per questo. Quando la mia famiglia è uscita dalla comunità, i testimoni ci hanno voltato le spalle così come i nostri parenti che ne fanno parte. Anche con i miei nonni non ho più relazioni». Riccardo a quella confessione non ci crede, non la sente mai sua. Nemmeno quando è piccolo.
«Ma è stato comunque traumatico uscire. Con quella scelta ti autoescludi da tutto. Vivevamo lì dentro e non ci relazionavamo più di tanto con l’esterno. Siamo rimasti d’un tratto completamente liberi, sì, ma senza guida». Poi se la sono cavata i Furia e alla grande. I genitori, dopo un trauma del genere, non praticano più alcuna confessione. Ma continuano a credere in Dio. «Io come loro fino a poco tempo fa». Poi Riccardo si trasferisce a Venezia perché inizia a studiare a Ca’ Foscari. Qui trova l’amore (una moglie ortodossa) e un lavoro come addetto in un negozio di abbigliamento di lusso.
Una semplicità complessa. E attraente. È qui che incontra don Roberto Donadoni, venuto ad accompagnare un conoscente. E questo incontro cambia tutto. Un’amicizia che porta per la prima volta la fede nella vita del giovane. «Io sono in cerca sempre e da sempre della fede. Non sono mai stato in grado di capire cosa fosse veramente. Volevo capire di cosa si trattasse. E con don Roberto abbiamo parlato di fede. Mi è piaciuto dall’inizio. In lui ho trovato chi mi può aiutare in questo mio percorso. Mi ha colpito soprattutto il suo grande senso di responsabilità e quello che trasmette, in chiave semplice. Però in questa semplicità si nasconde molta complessità. Sono contento e tranquillo. Pronto per domenica».
Il suo capo sarà il suo padrino. I suoi genitori, ex testimoni di Geova, tra i banchi. «Sono felici della mia scelta».
Giulia Busetto