«Per intercessione dell’evangelista Marco chiediamo – in questo tempo in cui, per il fenomeno delle migrazioni, Oriente e Occidente s’incontrano anche all’interno delle mura cittadine – che le differenti etnie e culture che vivono nella nostra città e nel nostro territorio sappiano incontrarsi, considerando che “tolleranza” e “amore per la verità”, “pluralismo” e “passione per i valori”, per le sane tradizioni, sono tutt’altro che in contrasto fra loro; sono, anzi, chiamati a costruire il bene della città nel rispetto del territorio, della sua cultura, della sua storia e, certamente, della legalità, del bene comune e, quindi, di una vera cordiale convivenza».
E’ un passaggio dell’omelia del Patriarca Francesco, pronunciata in San Marco nella mattinata di martedì 25, nella solennità del patrono San Marco Evangelista.
Mons. Moraglia ha sottolineato che «da una parte vi sono i fatti della storia e della recente cronaca – il ricordo vivo dello scampato attentato a Rialto -, dall’altra l’impegno a favore del bene comune che ha bisogno non di paura ma di sicurezza e legalità per non cedere alle differenti derive. Tutto oggi si presenta con un volto sempre più “plurale”».
Il nostro oggi, il nostro mondo, «ha bisogno di riscoprire – ha continuato il vescovo di Venezia – quella sana laicità che dia a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio. Incominciando col riconoscere Dio come tale, senza appropriarsene per propri fini. Ma riconoscere Dio vuol dire rispettarlo incominciando da chi ne è l’immagine, ossia l’uomo. Dio è, infatti, il Dio della vita, ed è una vera e propria bestemmia, pensare di uccidere nel suo nome».
Il Patriarca, nell’omelia, ha ricordato anche il legame forte che unisce Venezia con l’Egitto, proprio nel nome di San Marco. E questo legame rinnovato trova corrispondenza, in questi gironi, nella vista che Papa Francesco sta per compiere nel Paese del Nilo: «Mentre festeggiamo, qui a Venezia – ha ricordato mons. Moraglia – il nostro patrono rivolgiamo un pensiero di amicizia, fraternità e vicinanza alle comunità cristiane dell’Egitto così duramente funestate da eventi di violenza, terrore e morte, avvenuti in particolare durante la Domenica delle Palme».
E ha aggiunto: «Non dimentichiamo che, su richiesta del Papa Cirillo VI della Chiesa Copta Ortodossa, nel giugno 1968, in occasione delle celebrazioni per i millenovecento anni dal martirio di san Marco, Papa Paolo VI autorizzò la restituzione di una reliquia (un frammento d’osso) del Santo Evangelista ad Alessandria; questo rende i legami tra le nostre Chiese ancora più stretti. E l’onore che abbiamo noi veneziani di conservare, nella sua sostanziale interezza, la preziosa reliquia del corpo di san Marco deve quindi farci sentire maggiormente consapevoli della fratellanza cristiana e renderci solidali con chi è stato colpito così duramente».