Non bisogna avere paura di dedicare più tempo alla preghiera. È un tempo, anzi, che va voluto, progettato, perché altrimenti non lo si troverà mai.
È una delle indicazioni di fondo date dal Patriarca ai 36 sacerdoti e seminaristi che, insieme a lui, stanno vivendo (e oggi stesso terminando) il viaggio-pellegrinaggio in Portogallo. Un viaggio che ha avuto al suo centro soprattutto la conoscenza e la meditazione sulle apparizioni di Fatima, avvenute giusto cent’anni fa.
Durante il ritiro di venerdì mattina mons. Moraglia ha riflettuto sul fatto che scopo dei vari momenti di preghiera, omelia, lectio, adorazione, ecc., è di entrare più in intimità col Signore. «La differenza sostanziale – ha detto – tra un’omelia e un’altra sta nel suo sorgere o meno da un profondo rapporto di fede».
Cosa sempre impegnativa e non sempre facile. Ma le difficoltà nella vita – ha proseguito il Patriarca rivolgendosi a presbiteri e seminaristi – nonché l’aridità spirituale vanno colte come occasioni per crescere nella fede: «Non bisogna lamentarsi delle situazioni difficili, bisogna semmai imparare ad ascoltare Dio, cosa che non avviene quando uno cede all’impazienza, alla rabbia o al lamento».
Nel pomeriggio di venerdì i partecipanti al pellegrinaggio si sono recati nella città di Coimbra, dove hanno visitato la Cappella del Carmelo in cui suor Lucia ha trascorso gli ultimi 57 anni della sua vita, e il “Memoriale di suor Lucia”, dove sono esposti alcuni oggetti significativi della sua vita, tra cui il messaggio fattole inviare via fax da Giovanni Paolo II il 13 febbraio 2005, giorno della sua morte. (con la collaborazione e le foto di Giovanni Carnio)