«La Venezianità, cioè la secolare storia di apertura universale di cui può portare vanto Venezia, va declinata nell’oggi».
Lo sottolinea il Patriarca Francesco, pochi minuti prima di inaugurare e benedire il ponte votivo realizzato, come ogni anno, alla viglia della festa della Salute, a Venezia.
Mons. Moraglia torna a riflettere sulla questione dei 212 migranti, usciti dall’ex base militare di Cona e ospitati la notte scorsa nei patronati parrocchiali di Mira, Gambarare, Oriago e Borbiago: «Ringrazio i parroci, i volontari, i giovani delle associazioni che si sono prodigati questa notte. È un’emergenza e auspico che le istituzioni possano lavorare bene in queste ore per alleviare un momento difficile e che difficilmente potrà essere sostenuto in termini solo di emergenza».
«È una volontà precisa, la mia insieme a quella di tutta la Chiesa di Venezia – prosegue il Patriarca Francesco – che si adopera al meglio per accogliere, rispettosi di tutti ma anche convinti di lasciarci ispirare dal Vangelo, soprattutto in questo momento di difficoltà per tanti. E questi tanti diventano parte del tutto che è il nostro territorio».
Tornando a ragionare sulla questione di fondo, da cui nasce l’emergenza di queste ore, mons. Moraglia aggiunge: «Il bene comune, in quest’oggi difficile, richiede presa di coscienza, lungimiranza, coraggio e tanta fantasia per risolvere imprevisti che, forse, nei decenni scorsi potevano essere previsti. Adesso, invece, ci troviamo a doverli gestire rispettando l’uomo, le persone, le difficoltà di integrare le diversità… Un’azione nella quale, però, noi crediamo, proprio perché Venezia ha una storia di apertura universale».