Attenti al «rumore di fondo che confonde i ragazzi e i giovani e li rende incapaci di aprirsi alla totalità del reale». Solo un’educazione appassionata e tesa al bene dei più giovani, sull’esempio di educatori come il beato Luigi Caburlotto, può aiutare.
Lo sottolinea il Patriarca Francesco, nell’omelia della Messa celebrata nella basilica dei Frari, mercoledì 7 giugno, in occasione dei duecento anni dalla nascita del sacerdote veneziano, che avviò una grande opera educativa e diede vita alla famiglia religiosa delle Figlie di San Giuseppe.
«Spetta proprio agli insegnanti – mette in rilievo il Patriarca – e, innanzitutto, ai genitori muovere il cuore dei ragazzi, ossia tutte le loro risorse: intelligenza, volontà, memoria, sentimenti, affetti, fantasia. Questo affinché non rimangano prigionieri di messaggi inutili, diseducativi e vengano “anestetizzati” da un continuo rumore di fondo che li confonde e rende incapaci di aprirsi alla totalità del reale, cadendo in una forma di riduzionismo che li conduce a elaborare mondi virtuali o a seguire acriticamente l’opinione dominante. I diktat della moda – vestiti, taglio dei capelli, accessori scolastici ecc. –, per non parlare poi del linguaggio, sono la prova di tutto ciò».
La questione educativa e le condizioni difficili e spesso problematiche di un contesto sociale sono centrali, ai tempi di Caburlotto come oggi. Mutatis mutandis, problemi e chimere restano rilevanti anche oggi: «Ore e ore lasciati davanti alla televisione o interi pomeriggi trascorsi alle prese con videogames o a navigare nella rete – segnala mons, Moraglia – fanno perdere il contatto con la realtà, soprattutto il gusto delle relazioni umane che sono certamente più faticose del comodo “navigare in rete”, ma che sono in grado di far maturare la persona umana nella fatica di un reale confronto, aiutandola a esser realmente libera».
Ecco, allora, a cosa serve tornare a don Luigi Caburlotto. La sua lezione, nei principi di fondo, è attuale: «Il beato don Luigi ci ricorda, con la sua parola, che dobbiamo esser riferimenti certi per i nostri giovani in quella che è la ricerca fondamentale della loro vita: scoprirne il senso. Ma non si possono aiutare gli altri a scoprire il senso della propria vita o vocazione se, per primi, noi non abbiamo scoperto e non viviamo la nostra personale vocazione che siamo chiamati a conoscere, amare e testimoniare con semplicità e coerenza. Allora saremo loro di aiuto».
Di Caburlotto, poi, vale la pena di rimarcare e praticare anche i consigli pedagogici fondamentali: «Agli educatori, in particolare, egli ricorda quali siano le sole “armi” necessarie e preziose per educare che – beninteso – specifica sempre essere “un’arte del cuore”. Tali armi sono dunque: “Dolcezza, discrezione, perseveranza”. E in un altro passo, poi, aggiunge: “La virtù distintiva di un educatore è senza dubbio la pazienza”. Traspare evidente anche la sua scelta e metodo educativo: “Solo carità e dolcezza conquistano il cuore e persuadono al bene… Se l’educatore associa dolcezza e autorevolezza, non serve il castigo”».
Senza dimenticare, conclude il Patriarca, quanto don Luigi Caburlotto avesse presente il valore civile, aperto al bene comune, di una buona educazione: «Caburlotto sa offrire direttamente consigli e suggerimenti importanti anche ai più giovani, agli allievi, agli educandi: “Fin dalla scuola si impara a vivere da cittadini, ad assumere responsabilità, a trattare con cortesia… Il tuo avvenire è nelle tue mani: con propositi fermi puoi costruirlo sicuro… Lo studio non è esercizio pesante, ma mezzo opportuno per costruire futuro… Dedicati alla studio non per costrizione, ma come al tuo dovere di oggi… Oggi, nella scuola, ti prepari ad essere il cittadino di domani”. Quanto possono essere preziosi, anche oggi, questi richiami!».