Apertura, interiorità, fraternità, responsabilità, ecclesialità, gratuità, rispetto e amore per il creato. E, in primis, dialogo.
Sono le parole chiave che accompagnano il cammino dell’Azione cattolica, ha sottolineato il Patriarca nell’omelia della Messa celebrata in San Marco, venerdì 8 dicembre, nella festa dell’Immacolata Concezione di Maria. In Basilica, come accade ogni tre anni, l’Azione cattolica diocesana si raccoglie, infatti, attorno al Patriarca per la festa dell’adesione.
«Non è solo una tradizione incontrarci ogni tre anni – ha detto mons. Moraglia – ma anche una gioia e un raccontarci come siamo. Voi me lo dite con la vostra presenza e io ve ne ringrazio».
Dal Patriarca Francesco, poi, il richiamo ad alcune parole chiave, «che sono sono il contrappunto esistenziale del canto del Magnificat e che però non devono rimanere degli slogan».
Perché è triste vedere persone «che hanno preso commiato dall’idealità vera, si sono ripiegate su se stesse e ripetono degli slogan. La politica e i politici ci abituano un po’ a questo. Ma siamo tutti politici e siamo tutti uomini: perciò è facile ripiegare su degli slogan».
Da ciò l’invito del Patriarca a ripensare sempre e con molta cura, facendo un vero esame di coscienza, alle parole che fanno da codice di riferimento dell’esperienza cristiana e dell’esperienza associativa.
Iniziando dal dialogo, perché «l’aderente all’Ac è un uomo, una donna o un giovane di dialogo. Dove dialogo è testimoniare il Signore Gesù là dove l’uomo vive».
Per continuare con apertura, che induce a creare e vivere comunità aperte; e a interiorità, «che non vuol dire intimismo»; e a fraternità, che è facile dimenticare nella quotidiana esclusione dell’altro che ci è prossimo…
Dal Patriarca Francesco, quindi, un invito a rinnovare con continuità la vivacità e la forza dell’idealità cristiana, contenuta in queste parole chiave: «Per testimoniare in modo convinto». Cosa che l’Azione cattolica veneziana fa: «Voi – rimarca mons. Moraglia – siete l’associazione che esprime la vicinanza alla realtà ecclesiale piena, pienissima. È la storia che lo dice, siete voi che lo dite lavorando nelle collaborazioni pastorali e nelle parrocchie della nostra diocesi».