«Compagno, tu che hai un tumore, tu che hai poco da vivere, ma che hai studiato e sai le cose della vita, che cosa si prova alla vigilia del grande viaggio verso il nulla?». Risposta: “Una grande nostalgia di quando facevo il chierichetto”.
La domanda è di un giornalista, la risposta di Antonio Banfi (1886-1957), filosofo e senatore, fra i maggiori ideologi marxisti italiani. Il Patriarca Francesco cita questo scambio di idee nell’omelia della Messa celebrata martedì 2 mattina nella chiesa del cimitero di San Michele in Isola, in occasione della solennità della commemorazione dei defunti.
La citazione di questa frase estrema del razionalista e ateo Banfi la dice lunga su ciò che conta davvero, specie nell’avvicinarsi di quel passaggio estremo che è la morte. Vivere l’esistenza e immaginare quel che sarà dopo a prescindere da Dio e dal Vangelo è cosa insensata, al punto che anche i più strenui materialisti – è il caso di questo rilevante filosofo italiano – fanno un passo indietro e volgono lo sguardo al Cielo.
«La morte non è un dramma», sintetizza con parole dense il Patriarca Francesco: «È una tragedia per chi non ha fede. E allora il mondo viene in soccorso invitando a non pensare, a vivere secondo il motto “carpe diem”, cogli l’attimo, vivi alla giornata…».
Cosa che si può fare, ma di cui ad un certo punto si coglie l’insufficienza. Il Patriarca cita anche un altro grande intellettuale, Andrea Camilleri. Lo scrittore, autore del noto personaggio del commissario Montalbano, è stato a lungo piuttosto distante e distratto rispetto alla fede cristiana: «Non avere la fede – diceva in un’intervista, anch’egli negli anni della vecchiaia – mi porta ad avere un po’ di invidia per chi ce l’ha, io che non sono ateo militante, ma un non credente possibilista».
Perciò, sottolinea il Patriarca Francesco, sulla scorta delle esperienze di Banfi e Camilleri, non si può vivere come se Dio non fosse. E nel giorno in cui ci si sofferma sul passo della morte e sul ricordo dei defunti, la consapevolezza si fa più chiara: «Il peccato è questo: costruire un progetto umano a prescindere dal disegno di Dio. Il disegno di Dio è essere figli con il Padre, essere figli per l’eternità, condividere una vita familiare con Dio per sempre. Perciò – conclude il Patriarca – sono centrali le parole della colletta della liturgia del 2 novembre: «Signore, che possa contemplarti in eterno come mio creatore e redentore». (G.M.)