«In una cultura dove Dio diventa ornamento, abbiamo bisogno del Natale, che è la risposta più adeguata, dirompente e necessaria e siamo chiamati ad esserne profeti». Si rivolge così don Gilberto Sabbadin, direttore della Pastorale Universitaria veneziana, ai docenti del mondo universitario e ai professori delle superiori riunitisi mercoledì 20 sera nella chiesa dei Tolentini per la messa di Natale dedicata al mondo della scuola e dell’università, concelebrata con don Francesco Marchesi, direttore dell’Ufficio di Pastorale Scolastica.
«Nel nostro lavoro il compito educativo che ci è affidato si riduce ad un elenco di mansioni e le relazioni con i colleghi e gli studenti decadono nell’indifferenza o nella competizione», afferma il docente di religione Michele Darisi, introducendo la liturgia e invitando a domandare quella grazia che va al di là dei meriti e delle capacità.
«Siamo in una cultura che esibisce forza, spavalderia e sicurezza come valori assoluti. Ma per paradosso il pensiero è debole, estremamente fragile e zoppo, incapace di balbettare anche solo una domanda, figuriamoci una risposta», sottolinea don Gilberto nell’omelia, rivolgendosi a chi opera nell’abito della trasmissione del sapere. «Per voi che vi occupate all’insegnamento, nell’educazione non può non esserci una passione per i giovani che incontrate quotidianamente».
Don Sabbadin parla poi della debolezza di Maria che durante l’Annunciazione, turbata, si domandò come sarebbe avvenuto il concepimento, non conoscendo lei uomo: «Maria crea il circuito della vita partendo da un segno negativo. Il Natale allora ci invita a prendere confidenza con la nostra debolezza, quella debolezza che vorremmo eliminare. Il Natale ci fa prendere le misure con noi stessi, è quell’evento che ci ricorda che siamo uomini, ma è proprio la nostra debolezza che ci porta all’incontro con il mistero», dice il sacerdote.
E continua: «Avere confidenza con le nostre fragilità ci porta ad essere più uomini, ci porta ad essere educatori». Poi però avverte: «Nell’educare alla trasmissione del sapere non possiamo limitare tutto alla qualità perché c’è una dignità che la precede, che è l’obbedienza ad un mistero più grande di noi».
E al termine augura che il Natale aiuti i professori ad essere «uomini capaci di testimoniare la verità che non sta al di sopra di noi ma che si è incarnata nella nostra storia».
A fine celebrazione Fabrizio Turoldo, docente di filosofia a Ca’ Foscari, introduce due poesie sul Natale del sacerdote e poeta David Maria Turoldo, che forniscono un altro importante spunto di riflessione. L’incontro è terminato con un brindisi e gli auguri di Natale presso la Scuola dei Laneri.