«Il titolo di Patriarca, origine della paternità, gli era particolarmente caro. E la paternità gli fu sempre presente, nel suo servizio ecclesiale, nei momenti belli e in quelli difficili». Lo sottolinea mons. Francesco Moraglia nell’omelia della Messa presieduta nel pomeriggio di sabato 12 maggio in San Marco, ricordando il Patriarca Marco Cè, a quattro anni dalla morte.
«Siamo rimasti toccati dalla sua paternità, dal suo animo signorile nel Signore e dal suo stile fraterno», sintetizza il Patriarca Francesco, di fronte ad un’assemblea che gremisce la Basilica, presente mons. Valerio Comin, segretario del card. Cè per i 23 anni del suo episcopato a Venezia e nei dodici anni seguenti.
Mons. Moraglia ha richiamato l’orizzonte sempre presente al Patriarca Marco: «La fede è il fondamento delle cose che si sperano e l’amore è la pienezza della fede. Prendendo spunto dai testi della liturgia odierna, il Patriarca Cè ci richiamerebbe con il suo sguardo paterno e la sua bontà a quello che è il vero e ultimo destino di ciascuno di noi: il Paradiso».
Ricordando che il Patriarca Marco «amava la parola di Dio, annunciata sempre rispettando l’interlocutore», mons. Moraglia sottolinea che il suo predecessore «non era di quelli che vogliono essere considerati competenti e colti. Lui lo era, perciò non gli interessava mostrarlo agli altri».
E l’omelia prosegue citando una frase dello stesso card. Cè, che in un’occasione disse: “Nella mia vita non ho voluto fare altro che il sacerdote. I ricordi più belli sono nelle cose umili, in tanti incontri in cui ho visto che la mia vita, la mia presenza diventava significativa per le persone”.
«Auguro anche a me e ai miei confratelli – conclude il Patriarca Francesco – di poter dire, negli ultimi istanti di vita, “non ho voluto fare altro che il sacerdote”».