Oggi, mercoledì 8 dicembre, presso la basilica cattedrale di San Marco a Venezia, il Patriarca Francesco ha presieduto la Messa solenne per la festa dell’Immacolata Concezione di Maria.
Nel corso della sua omelia, dopo aver ricordato che oggi si conclude l’anno di San Giuseppe voluto da Papa Francesco, si è soffermato sul rapporto tra peccato originale, libertà dell’uomo e intervento della grazia, a partire dalle letture proclamate nella liturgia della Parola: «La libertà è fra Dio e l’uomo. Innanzitutto c’è la libertà di Dio, che precede e genera la libertà dell’uomo che segue ed è generata dalla libertà di Dio, ma che sempre rimane libertà piena e realissima. La Chiesa, all’inizio del tempo di Avvento, ci accompagna al Santo Natale invitandoci a guardare la persona di Maria che – in quanto Immacolata – è la risposta a Dio dell’umanità che si era consegnata al peccato sin dall’inizio, come narra il racconto della Genesi (Gen 3,9-15.20). Maria, in questo senso, è davvero il capolavoro della grazia di Dio. E se è vero che Maria è “una di noi” che condivide tutta la realtà umana, ancor più è vero che Maria – in quanto Immacolata – è di fronte all’umanità in maniera unica come un corpo estraneo, come un’isola felice. Sì, perché in Lei il divino entra in modo unico nell’umano, attraverso ciò che di più umano c’è nell’uomo: la libertà. La libertà nel suo imprescindibile rapporto con la grazia».
Due grandi riferimenti letterari hanno attraversato l’omelia del “I demoni” di Fëdor Dostoevskij e una poesia “litanica” di Charles Péguy. Riferendosi all’opera del celebre romanziere russo il Patriarca ha sottolineato che «Nella sua persona Maria, l’Immacolata, esprime e realizza il progetto voluto da Dio, dall’origine, e che non si era realizzato a causa dell’avversario: il nemico, Satana, colui che divide, il diavolo che Gesù definirà (cfr. Gv 8,44) “fin da principio” l’omicida, il menzognero e il padre della menzogna. E questo è il dramma del peccato che, dall’origine, accompagna l’umanità che ha voluto un proprio progetto, abbandonando quello di Dio. Risulta in tale senso interessante leggere il romanzo “I demoni” di Fëdor Dostoevskij, in cui uno dei protagonisti, il cinico manipolatore e terrorista Pëtr Stepanovič si caratterizza infatti non come odiatore, ma come attraversato dal peccato della menzogna. Con l’Immacolata, invece, si attua l’umanità come Dio l’aveva pensata e voluta. Fra Dio e il bene c’è la libertà, fra Dio e il male c’è la libertà; la libertà onnipotente di Dio e la libertà fragile degli uomini che costituiscono il mistero grande della storia».
Mons. Moraglia ha poi ripercorso la centralità di Maria nella vita e nel pensiero del poeta francese: «Péguy, dopo aver smarrito la fede negli anni della giovinezza e dopo l’esperienza del socialismo che lo aveva deluso, dopo la delusione quindi di una giustizia solo umana e sociale, trova come motivo in grado di ricondurlo alla fede cristiana proprio l’incarnazione perché, in essa, ogni divisione si ricompone in unità ed ogni sofferenza trova il suo significato. Il centro del cristianesimo è – e sempre rimane – il Cristo crocifisso e glorioso ma Péguy, non legato a schemi teologici, non ha timore di “spodestare” Gesù Cristo, inizio e termine di ogni realtà e disegno. Il suo è un richiamo esplicito: “Questo punto è l’Immacolata Concezione”. Ciò non fa problema, perché in Maria tutto è riferito a Cristo. Péguy ci ricorda, così, che la redenzione si rende presente nella storia con l’Immacolata poiché proprio con l’Immacolata il divino si inserisce nell’umano. Maria, l’Immacolata, è sintesi della logica che presiede alla salvezza voluto da Dio per l’umanità».
Il testo integrale dell’omelia è disponibile sul sito del Patriarcato: http://www.patriarcatovenezia.it/site/lomelia-del-patriarca-limmacolata-capolavoro-della-grazia-di-dio-e-donna-dellattesa-operosa-che-accoglie-e-rende-presente-gesu/
Marco Zane