Con il passo che sta per compiere, insieme a Matteo, Fabio e Luca, «il Signore ci sta chiedendo un grosso anticipo di fiducia. Diventiamo diaconi e poi, a Dio piacendo, preti non avendo la chiarezza e la contezza esatta di quello che andremo a fare e ci verrà chiesto». Il seminarista Lorenzo Manzoni, 26 anni, sarà ordinato diacono domani 5 novembre in San Marco. Nella solenne celebrazione eucaristica presieduta dal Patriarca mons. Francesco Moraglia, saranno ordinati diaconi anche l’altro seminarista Matteo Gabrieli e i due Cappuccini Fabio Burla e Luca Salvoldelli. «Il Signore – dice nell’intervista a Gente Veneta, alla vigilia dell’ordinazione – ci chiede di aver fede che sarà Lui a guidare e a costruire la nostra vita e la Chiesa del domani, avvalendosi magari del nostro contributo che speriamo non sia inutile. Viviamo in tempi in cui non abbiamo forse le certezze che poteva avere chi veniva ordinato qualche decennio fa, ma la nostra certezza in questo tempo deve essere la presenza e la compagnia del Signore che ci porta a vivere tempi difficili e, insieme, belli».
Nato a Padova 26 anni fa, Lorenzo ha vissuto lì per i primi otto anni finché la sua famiglia, veneziana d’origine, non è tornata in Diocesi e si è stabilita (dal 2004) nella parrocchia mestrina di S. Maria di Lourdes. Da ragazzo è stato molto attivo sia a scuola, impegnato nella rappresentanza degli studenti al liceo classico Franchetti, sia negli scout laici (Cngei); ha quindi conosciuto e frequentato le proposte diocesane di orientamento vocazionale ed è entrato in Seminario, raggiunto il diploma, a 19 anni. Da seminarista è stato per un breve periodo nella sua parrocchia d’origine, poi a S. Maria Ausiliatrice (Gazzera) e per un’estate a S. Stefano di Caorle; per due anni è rimasto in Seminario a seguire le esperienze di pastorale vocazionale, è passato quindi a S. Maria Elisabetta del Lido e infine, da poco, è stato assegnato alla parrocchia di S. Giovanni Battista di Jesolo. Nel frattempo, ultimamente, è divenuto pure una ricorrente “firma” di questo giornale.
«Mi colpisce l’assunzione di questo compito – afferma Lorenzo -. Per l’ordinazione diaconale siamo già in grado di donare la grazia del Signore attraverso alcuni gesti efficaci e potendo addirittura amministrare a nome della Chiesa alcuni sacramenti anche se poi concretamente, in questi mesi, non lo faremo ancora. Ma potremo offrire la vicinanza del Signore alle persone, in nome della Chiesa, ed è in fondo il motivo per cui siamo entrati in Seminario. Ora si fa sul serio, entriamo in quella definitività che è proprio quanto abbiamo desiderato».
Circa gli impegni da assumere «sono il segno che la mia vita è messa nelle mani del Signore. Obbedienza, celibato e preghiera puntano sul fatto che la vita del diacono e del sacerdote è determinata dalla presenza e dalla guida del Signore. Non sono impegni morali o qualcosa da conquistare in forza della mia bravura, sarebbe una tentazione… Il Signore così si rende concretamente presente nella mia vita, mi chiede di fidarmi di Lui, mi guida verso ciò che è bene per me e mi schiude quella vita che Lui vuole per me e che anch’io voglio».
Per Lorenzo, poi, il Cammino sinodale in corso è come «una provocazione e un appello affinché in questo momento storico tutto il popolo di Dio si senta responsabile della sorte della Chiesa, della sua fede e del suo amore per il Signore. È come una chiamata che mi chiede cosa sto facendo io per dare spazio a Cristo nel mondo e far sì che la sua risurrezione riesca a trasparire nella mia vita ed illuminare l’esistenza. Come comunità il Cammino sinodale ci chiede di riappropriarci della nostra identità più vera, con determinazione e coraggio: non proponiamo una serie di cose, di attività o servizi, noi proponiamo il Vangelo, la buona notizia di Cristo. E lo proponiamo perché abbiamo dato il cuore a questa verità e siamo convinti che questa sia la risposta alle sfide del nostro tempo».
Alessandro Polet