Qui di seguito la lettera del Patriarca Francesco alla Diocesi, in occasione delle esequie della mamma, Elena Cazzaniga Moraglia
Carissimi,
Grazie a voi tutti, presbiteri, diaconi, seminaristi, persone consacrate, fedeli laici.
Il dolore grande che si avverte alla morte di una persona cara, come la mamma, è stato realmente attenuato dal vostro cortese ed affettuoso scritto, giunto inatteso e letto durante la celebrazione della S. Messa esequiale.
Ho così potuto percepire la vostra vicinanza che quasi si materializzava attraverso le vostre parole dense di sentimento.
Certamente, il morire fa parte del vivere, ma ne è parte dolorosissima, e se siamo – come dobbiamo essere – grati a Dio per il dono della vita, dobbiamo anche saper accogliere il momento triste eppur cristianamente ricco di speranza, della morte.
Il passo della lettera ai Romani, proclamato nella liturgia eucaristica mi è sempre stato di grande conforto e, proprio per questo, l’ho scelto.
“Nessuno di noi – scrive l’apostolo Paolo – vive per sé stesso e nessuno muore per sé stesso, perché se viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore. Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi.” (Rom 14, 7-9).
Ogni volta che siamo chiamati a far la dolorosa esperienza della separazione da una persona amata, dobbiamo concentrarci sull’essenziale, guardare all’essenziale, ossia, a Lui, al Signore Gesù, l’Unico che rimane per sempre, l’Unico che ha vinto la morte, perché è il Vivente.
L’affetto si manifesta nel ricordo, nel farsi presente, come voi avete saputo fare in una lettera scritta col cuore, ve ne ringrazio, perché voi l’avete fatto e, a mia volta, ora, io lo faccio con voi che mi siete tanto cari!
Le vostre parole oltremodo gradite, dicono la vostra grande cortesia, bontà e affetto. Dio vi benedica e, ancora, vogliate ricordare la mamma all’altare del Signore.
Aff. mo nel Signore
+ Francesco, patriarca