Fare il genitore non è semplice, è una sfida giornaliera. Tuttavia è la cosa più bella. Possono passare le soddisfazioni o i dispiaceri quotidiani, le realizzazioni o i problemi lavorativi, ma ciò che rimane sono il legame fra marito e moglie e i propri figli. Ha parlato così, il Patriarca Francesco, alle famiglie dei ragazzi delle classi medie della comunità pastorale del Lido di Venezia. Un incontro, quello di venerdì sera, che ha dato il via al secondo fine settimana di Visita pastorale nel territorio lidense. «Essere papà e mamma, essere sposo e sposa e soprattutto essere genitore – continua – richiede una cosa semplice da dire, ma una conquista quotidiana: l’amore».

E proprio ai genitori mons. Moraglia ha spiegato la necessità di aiutare i nostri figli a saper “spiegare le ali”, ad intraprendere cioè la propria strada. «Dobbiamo aiutarli a saper volare via. Sono nostri ma non ci appartengono. Gli abbiamo dato la vita, ma sappiamo che siamo stati semplicemente coloro che hanno trasmesso loro qualcosa». È più semplice essere papà e mamma nella fase in cui il bambino è piccolo. La vera sfida è riuscire ad esserlo in modo diverso, rispetto al tempo dell’infanzia, quando poi crescono. «E nella difficile età dell’adolescenza si raccolgono i frutti: si vede cioè quello che si è o non si è seminato», commenta il Patriarca, sottolineando come l’educazione consista nel porre la “pietra giusta” nel momento più opportuno. E se ad un ragazzo – aggiunge – sono mancati il papà e la mamma come testimonianza cristiana, vuol dire che è mancato il fondamentale.
Il Patriarca si è rivolto anche ai ragazzi delle medie, fra i quali il gruppo dei cresimandi. «La Confermazione non è un momento frettoloso o un dovere da compiere. Questo prepararci, questo essere Chiesa, ci dice qualcosa di importante». E di fronte alla domanda “come riuscire a valorizzare i nostri doni?”, mons. Moraglia ha spiegato come il primo passo sia capire quali siano davvero. «Quando si ha di fronte un ragazzino – conclude – si ha già di fronte l’uomo che sarà. Noi dobbiamo aiutare questi ragazzi a capire quali siano i loro doni ed anche i loro difetti».
Marta Gasparon
(foto di Lorenzo Mayer e Riccardo Vianello)