«In una società post-cristiana ha ancora senso festeggiare il santo patrono? Per una comunità cristiana è una cosa scontata. Stiamo attenti: le cose scontate rimangono sempre sullo sfondo e non si trattano mai. I patroni, i santi, dicono come dovremmo essere. Dicono come la vita del battezzato e della battezzata dovrebbero essere. Il santo è immagine di Cristo. O il Signore Gesù Cristo è visibile nella Chiesa, nella comunità e nei singoli membri, o qualcosa non funziona nel nostro essere battezzati, nel nostro essere Chiesa».
Così il Patriarca Francesco, nel principio della sua omelia pronunciata nella cattedrale di Acireale ieri 26 luglio, ha voluto sottolineare l’importanza e il significato delle celebrazioni di Santa Venera, patrona della città siciliana.
In questi giorni infatti, su invito del vescovo di Acireale Antonino Raspanti, presidente della Conferenza Episcopale Siciliana, il Patriarca ha presieduto la Messa solenne per le celebrazioni della santa vergine e martire del secondo secolo, la cui memoria è osservata dai cristiani dell’occidente e dell’oriente, seppur con nomi diversi: Veneranda, Veneria, Venera o Parasceve per i cristiani orientali.
Le celebrazioni sono state aperte con la preghiera dei Solenni Vespri, presieduti dal vescovo della diocesi acese mons. Raspanti: «Santa Venera, con il suo amore esclusivo per Cristo, incarna la dedizione al prossimo, dimostrando che l’amore per Dio può avere profondi risvolti sociali, in particolare a prendersi cura degli emarginati, dei moribondi e degli ammalati».
«Il patrono o la patrona – proseguiva il Patriarca Francesco nell’omelia della Messa – sono figure carismatiche a cui una Chiesa fa riferimento. La Chiesa di Venezia guarda a San Marco, San Teodoro, San Rocco. La Chiesa di Genova a San Giovanni Battista, e così Milano a Sant’Ambrogio. I patroni e le patrone tratteggiano qualcosa di peculiare all’interno dell’ecclesiologia della Chiesa particolare e delle Chiese tra di loro che le fa espressioni dell’unica Chiesa Cattolica. Venera è una donna: la nostra società, ancora troppo plasmata dai paradigmi dell’efficienza e del risultato, della “performance”, è appiattita su uno schema maschile. Se nella nostra società qualcosa non funziona è perché dobbiamo superare l’esasperazione dei modelli che inducono al raggiungimento del successo, dell’efficienza, del profitto».
Il Patriarca ha poi ricordato la centralità del ruolo della donna nella Chiesa dei primi secoli: «L’ecclesiologia dei primi secoli l non esprime la figura personale di Maria, perché Maria è la Chiesa e la Chiesa è Maria. Maria non è solo il modello della Chiesa, la Chiesa è mariana. Questo principio fondamentale insieme al principio ci danno la Chiesa. Venera è donna, è vergine, è martire, è fedele al suo Signore. Quando la Chiesa è fedele al suo Signore non ha da aggiungere null’altro, ha fatto tutto. Cosa ha da insegnarci Santa Venera, donna evangelizzatrice, vergine e martire? Venera ha da insegnarci che la donna sin nei primi secoli del cristianesimo ha raggiunto i vertici della vita battesimale e della testimonianza di fede. Il Canone Romano infatti, che è la prima preghiera eucaristica, ricorda anche alcune donne tra cui Agata e Lucia che sono sante siciliane».
Il Patriarca Francesco ha poi invitato a riscoprire quella pienezza di vita che dona alla Chiesa la verginità vissuta per il Regno dei Cieli: «Santa Venera offre una testimonianza che esprime la pienezza della verginità, la pienezza dell’annuncio evangelizzatore e la pienezza del battesimo. La verginità dobbiamo riscoprirla. Infatti la verginità di Venera ci dice qualcosa di fondamentale: è il dono pieno di sé. La persona vergine è una persona che ama: non è solo un fatto fisico, ma indica il modo di pensare, di vivere, di rapportarsi agli altri».