Questa mattina, alle ore 10, presso la Basilica della Madonna della Salute, il Patriarca Francesco Moraglia, ha ordinato presbiteri don Filippo Malachin, alunno del Seminario Patriarcale, e due religiosi, fra Riccardo Pagot e fra Marco Reginato, della Provincia Veneta dei Frati Cappuccini.
La scelta della Salute rispetto alla basilica cattedrale di San Marco è stata motivata da ragioni organizzative, avendo la possibilità di sviluppare meglio la disposizione dei posti per i fedeli ed i concelebranti, nel rispetto delle disposizioni di prevenzione sanitaria. Inoltre, la basilica della Madonna della Salute, particolarmente cara ai veneziani, è anche chiesa del Seminario Patriarcale.
Nella Santa Messa è stato proclamato un brano del Vangelo di Giovanni (Gv 20,24-29), secondo quanto previsto per la celebrazione del giorno, festa di San Tommaso Apostolo. Il Patriarca Francesco, nel corso della sua omelia, si è inizialmente soffermato proprio su questo brano evangelico, relativo alla incredulità di San Tommaso circa l’apparizione del Risorto: «In Gesù – il Risorto – c’è la pienezza della vita cristiana, i sacramenti (che plasmano l’identità dei discepoli e della Chiesa), l’immersione dei discepoli nella storia che va vissuta senza vergognarsi del Vangelo che, come ammonisce l’apostolo Paolo, nella lettera ai Romani, è potenza di Dio e salvezza di chi crede (cfr. Rm1,16). Gesù – il Risorto – è tutto quello che siete chiamati ad annunciare. Gli antichi esegeti dicevano che la storia della salvezza, nella sua interezza, si riassume in un nome: Gesù Cristo. Il prete, quindi, è l’uomo che crede in Gesù ed è mandato ad annunciarlo. La fede, che ha ricevuto, ora deve trasmetterla».
Mons. Moraglia ha poi ricordato che è la Chiesa a compiere nella storia la possibilità di incontrare il Risorto: «Carissimi, noi abbiamo creduto in Gesù perché abbiamo incontrato la Chiesa che l’annuncia e celebra l’Eucaristia; abbiamo imparato a riconoscere, nella fede, Gesù realmente presente nel pane eucaristico e, insieme, a chinarci sui poveri. È il tema della stola e del grembiule (Eucaristia e servizio ai poveri) che va richiamato ad ogni ordinazione sacerdotale. Carissimi, oggi venite ordinati presbiteri perché, un giorno, avete incontrato una comunità che già credeva in Gesù. La presenza o l’assenza di vocazioni al ministero ordinato – e ad altre vocazioni – ci interroga sulla fede delle nostre comunità e sulla genuinità del loro annuncio».
Il Patriarca ha poi offerto una meditazione sul rapporto tra il dono del ministero sacerdotale e l’evangelizzazione: «Oggi diventate più “intimi” del Signore e per questo sappiate stringervi di più a Lui per essere – per il popolo di Dio a cui sarete inviati – “concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù”, così come ha parlato la prima lettura (Ef 2,19-20). C’è un legame strettissimo fra sacerdozio universale (dei battezzati) e sacerdozio ordinato (dei presbiteri e del vescovo).
Il prete è a servizio della Chiesa e della gente per annunciare – con sapienza e, se è il caso, con l’offerta della vita – il Signore Gesù, il Vivente. Siete preti per la missione, mandati a coloro che ancora attendono il buon annuncio di Gesù, suscitando quella fede che permette a Dio d’agire. Sì, è la nostra fede che “scioglie” l’onnipotenza di Dio. Nella preghiera d’inizio, abbiamo chiesto che don Filippo, fra Riccardo e fra Marco siano “perseveranti nel servire la [divina] volontà, perché nel ministero e nella vita possano renderti gloria in Cristo”. Fare la volontà di Dio – iniziando dalla propria esistenza – significa “sciogliere” e rendere manifesta l’onnipotenza di Dio. Dio è onnipotente, ma per agire vuole il “sì” dell’uomo. La fede è dono di grazia e atto libero e responsabile che domanda il coinvolgimento della persona e della comunità perché, come detto, è atto ecclesiale».
Don Filippo Malachin, 36 anni, diacono e alunno del Seminario Patriarcale, in questi mesi sta compiendo a Roma un percorso di studi per ottenere il titolo di Licenza in Teologia Liturgica presso la Pontificia Università
della Santa Croce. È originario della parrocchia di San Giovanni Bosco a Padova ed è legato al Cammino Neocatecumenale. Dopo aver studiato architettura presso l’Università Iuav di Venezia, ha esercitato la professione per breve tempo a Padova e per un anno in Svizzera. Ha poi svolto tutto il cammino di discernimento e formazione presso la comunità del Seminario di Venezia. Lo scorso autunno è stato ordinato diacono dal Patriarca Francesco presso la basilica di San Marco. Dopo l’estate proseguirà gli studi a Roma.
Fra Riccardo Pagot, nato a Thiene (provincia di Vicenza) nel 1984, dopo alcuni anni di lavoro nell’azienda di famiglia, produttrice di dispositivi sanitari per persone disabili, all’età di 26 anni ha iniziato il percorso vocazionale con i frati cappuccini. Nel corso dell’ultimo anno ha prestato servizio pastorale presso le parrocchie della Giudecca a Venezia.
Originario di Paderno del Grappa, in provincia di Treviso, classe 1971, fra Marco Reginato è una vocazione adulta. Negli anni giovanili è cresciuto all’interno dello scoutismo. Dopo la laurea in Giurisprudenza, ha ottenuto l’abilitazione per la professione forense di avvocato. Su consiglio di un sacerdote trevigiano ha iniziato anche il percorso di studi canonistici, conseguendo la Licenza in Diritto Canonico presso la facoltà “San Pio X” che ha sede alla Salute, in Seminario. Ha poi iniziato il cammino nell’ordine dei cappuccini. Nell’ultimo anno ha prestato servizio presso il convento di San Carlo a Mestre (in via Cappuccina).
L’ordinazione presbiterale di oggi costituisce un ulteriore segno di comunione ecclesiale tra il Patriarcato e le Province Veneta e Lombarda dei Padri Cappuccini, che condividono insieme anche la formazione accademica presso lo Studio Teologico Interprovinciale “San Lorenzo da Brindisi”, che ha sede presso il convento del Redentore alla Giudecca, Venezia. All’ordinazione hanno concelebrato i due Ministri provinciali, fra Roberto Tadiello (Provincia Veneta) e fra Angelo Borghino (Provincia Lombarda), insieme a molti altri frati e ai presbiteri della Diocesi di Venezia.
Marco Zane