«Mi ha profondamente rattristato la notizia del transito al cielo dello stimato Metropolita Gennadios, Arcivescovo ortodosso d’Italia e Malta. Proprio nei giorni scorsi, con la particolare sensibilità che Gli apparteneva, aveva voluto che fossi informato sulle Sue ormai gravi condizioni di salute».
Inizia così il messaggio che il Patriarca Francesco ha scritto, appresa la notizia della scomparsa – stamattina – dell’arcivescovo Gennadios.
«In questi anni a Venezia – scrive mons. Moraglia – ho potuto apprezzare in più occasioni il Suo tratto di uomo di Dio e di persona ricca di gioia, capace di dolcezza e tenerezza come pure di quella saggezza e di quell’equilibrio che si richiedono, in modo speciale, a chi ha ricevuto e presta l’ufficio del servizio di guida del popolo santo di Dio».
Gennadios, mancato a 83 anni, dal 1996 era Arcivescovo-Metropolita d’Italia, e la sua presenza a Venezia – celebrava nella storica Cattedrale di San Giorgio dei Greci – era una ricchezza preziosa non solo per la Chiesa ortodossa.
«Del Metropolita Gennadios – prosegue il Patriarca – è bello ricordare il profondo legame con il nostro Paese – che ha cominciato a conoscere ed amare sin da giovane, inviato in Italia dall’indimenticabile Patriarca Atenagora – e con la città di Venezia, insieme al grande e infinito amore per la Madre Chiesa a cui ha dedicato e consacrato la Sua vita da diacono, presbitero e vescovo».
Mons. Moraglia, nel suo messaggio di cordoglio e di vicinanza, fa memoria di due episodi vissuti personalmente e che lo legano a Gennadios: «Mi piace ricordare il momento in cui, due anni fa, aveva accompagnato il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Sua Santità Bartolomeo e potemmo amabilmente conversare durante la visita in Patriarchio e alla Basilica Patriarcale di San Marco. Sua Eminenza è stato, in mezzo a noi, un vero testimone e costruttore di unità. Ricordo oggi alcune parole da Lui espresse durante un dialogo pubblico che avevamo tenuto insieme al Laurentianum di Mestre: «Noi dobbiamo essere terreni aperti, liberi. Noi dobbiamo amare l’altro. Per noi cristiani c’è soltanto questo: amare, niente altro. Non è poi così difficile… Dio ci ha fatto esseri liberi, uniti, sempre pieni di gioia, per realizzare buone cose».
«Sono certo – conclude il Patriarca Francesco – che la Sua vita e i Suoi insegnamenti continueranno ancora a produrre frutti di bene e di pace all’interno delle nostre Chiese».