La Grazia fa storia. Il Patriarca Francesco sottolinea questa espressione come centrale, come ciò che non si deve mai dimenticare in ogni contesto di Chiesa.
La meditazione viene offerta nell’omelia della Messa del Crisma, celebrata nella mattinata di Giovedì Santo, in basilica di San Marco. Presente gran parte del presbiterio diocesano, i diaconi, i seminaristi, religiose e religiosi e con una folta rappresentanza di laici, la liturgia ha visto il rinnovo delle promesse dei sacerdoti e la consacrazione degli oli santi: il crisma, l’olio dei catecumeni e l’olio degli infermi.
Citando il teologo belga Edward Schillebeeckx, mons. Moraglia pone in rilievo che con la sua rivelazione Dio si impegna personalmente con l’umanità non solo guidando la storia dall’alto della sua trascendenza, ma come Colui che partecipa al giorno della storia e viene a collocarsi a fianco degli uomini, perché la grazia è un incontro personale con Dio. In questo senso la Grazia fa storia.
«La nostra pastorale – riflette il Patriarca – deve partire da questo: la Grazia fa storia. È una realtà soprannaturale che si compie storicamente nella nostra vita, nella storia dell’umanità, dove Dio realizza il suo disegno. E lo fa in modo tale che il suo intervento diviene visibile come l’azione misericordiosa di Dio. Si rivela, cioè, facendo storia. Quando, invece, le nostre teologie si riducono a psicologie o sociologie, dimenticando di essere teologie e pensiero dell’Incarnazione, si mostrano solo come il luogo del politicamente corretto».
Perciò, afferma ancora il Patriarca, citando Papa Francesco, «la Chiesa non si costruisce a piacimento, secondo i criteri di un’epoca o secondo le proprie convinzioni personali. Il Papa dice di non cadere nella mondanizzazione della Chiesa, ovvero nel politicamente corretto. Essere sinodali, invece, vuol dire avanzare in armonia sotto l’impulso dello Spirito». (G.M.)