«La creazione non va letta solo come racconto sull’origine, ma come strumento per capire il rapporto tra Dio e l’uomo. La Creazione, infatti, è il racconto della dipendenza, tutta e totale, da Dio». Così apre il suo intervento padre Giuseppe Barzaghi, uno dei relatori del secondo appuntamento del ciclo “La Bellezza del Credo”, promosso dalla Pastorale della Cultura per scoprire il Credo attraverso i mosaici della basilica di San Marco. Barzaghi, insieme a Ester Brunet, storica dell’arte e prima relatrice della serata, ha accompagnato i numerosi partecipanti a scoprire il profondo legame del racconto di Genesi con la nostra vita presente.
La serata ha preso avvio dalla lettura della Cupola della Genesi, all’interno del Nartece, che già fisicamente trasmette il concetto di passaggio, come racconta Ester Brunet: «Nel Nartece la luce del mondo si smorza per prepararci alla luce sovrannaturale dei mosaici dell’interno. L’invito è quello di attraversare la storia di Israele per approdare alla venuta di Cristo nel mondo». Oltre a questa valenza fisica, la Cupola ha anche un significato artistico e teologico: sono molti infatti gli aspetti, secondo la spiegazione di Brunet, in cui si può leggere la Creazione come anticipazione della venuta di Cristo. «La figura del Dio Creatore riprende quella di Cristo e anche nello spirito che aleggia sulle acque, rappresentato da una colomba – aggiunge Brunet – notiamo un rimando al battesimo di Gesù».
Una visione che trova riscontro anche nella riflessione, di natura più filosofica, condotta da padre Barzaghi, secondo cui: «noi siamo stati concepiti e creati nella croce di Cristo. La creazione, infatti, ha come suo centro focale la croce redentiva di Cristo, che è somma espressione della compassione divina».
L’ultimo rilievo stilistico, infine, riguarda l’osservazione della Cupola nella sua visione d’insieme, come sottolinea, suggestivamente, Ester Brunet: «La cupola di Genesi è paragonabile a una grande iride. È come se noi fossimo al centro di questo occhio, che ci permette di vedere Dio solo attraverso l’opera della sua creazione, in cui manifesta tutta la sua bellezza».
Andrea Maurin