Ha fatto il chierichetto ancor prima di essere battezzato, tanta è la sua voglia di far parte della comunità cattolica. Soprattutto quella della Cita, a Marghera.
«Ho solo dovuto imparare ad arrivare in orario alle funzioni». E la veste chiara sulla pella scura di Kelvin balza subito all’occhio in chiesa, nella parrocchia della SS. Risurrezione. «Ho solo dovuto imparare ad arrivare in orario alle funzioni», sorride dei suoi proverbiali ritardi africani. «Don Nandino Capovillla mi ha fatto un grande regalo, è un esempio per me, sono felice di fare il chierichetto».
Kelvin è un rifugiato nigeriano al suo terzo anno in Italia. Ventott’anni. «Sono scappato via dal mio Paese perché era pericoloso stare lì. Papà era militare di un esercito illegale. Quando è morto volevano arruolare anche me. Sono scappato in Libia».
Lì ha fatto il saldatore per tre mesi senza compenso per pagarsi la traversata in mare. «Se me ne andavo dal Paese mi sparavano, è stato il mio capo ad organizzare la mia fuga».
In un barcone fino a Reggio Calabria e poi affidato alla prefettura di Venezia. Qui ha lavorato al mercato ittico di piazzale Roma. E ha studiato. Il prossimo mese prenderà il diploma di terza media assieme a Larry. E vuole ricevere il Battesimo. È il sacramento che gli verrà amministrato in San Marco, domenica 9, alle ore 18.45, in San Marco, per mano del Patriarca.
«Prima non ero niente, adesso finalmente entro nella Chiesa». Spiega: «Mi voglio battezzare. Voglio farlo per la mia vita. Quando don Nandino mi ha detto: “Tu sei musulmano o cristiano?” Io ho risposto: “Non sono niente”. Credevo in Dio, ma non con una religione. Da lì ho cominciato a pensare. Fino ad arrivare a servire la messa. E ora finalmente entro a far parte della comunità cattolica».