Si intitola “Incontro al Risorto” e, sin dall’immagine riportata in copertina, è associata subito ad un episodio evangelico molto noto e particolarissimo: la corsa di Pietro e Giovanni al sepolcro dove era stato posto Gesù in quella convulsa, agitata e decisiva mattina pasquale di quel primo giorno dopo il sabato che ha cambiato (e svelato) il senso della storia. È la nuova Lettera pastorale del Patriarca Francesco Moraglia che uscirà ufficialmente – edita da Marcianum Press – il prossimo Giovedì santo e che, di fatto, lancia e annuncia l’imminente (e prima) Visita pastorale del Patriarca Francesco alle comunità e al territorio della Diocesi veneziana. In questa intervista esclusiva a Gente Veneta eccone alcune anticipazioni.
Patriarca, “Incontro al Risorto” è il titolo della sua nuova Lettera pastorale che richiama immediatamente la corsa di Pietro e Giovanni al sepolcro la mattina della risurrezione. Perché ha scelto proprio questo momento di vita della prima comunità cristiana per “sigillare” il suo messaggio alla Diocesi?
Ho scelto l’immagine di un dipinto noto – quello di Burnand – che raffigura in modo vivissimo Pietro e Giovanni che corrono al sepolcro. Nella Lettera scrivo che Pietro e Giovanni sono “immagine della Chiesa fedele che guarda al Signore risorto” e, con loro, in un certo senso tutta la Chiesa – e quindi ciascuno di noi, pur nella diversità delle vocazioni, delle situazioni e dei caratteri – è impegnata e dentro questa corsa. È una scena che avviene lungo una strada, simbolo del flusso della vita; è la strada che porta al Signore e che, nella fede, ogni discepolo è chiamato a percorrere. Pietro e Giovanni sono due persone profondamente coinvolte e per le quali, pur nella fatica e nel disorientamento di quei momenti, Gesù non è una presenza marginale ma Colui che, se è davvero risorto, come aveva detto e come i due apostoli intuiscono, allora… fa cambiare tutto. Cambia tutto per la loro vita, per la comunità delle persone che vivono attorno a loro, per l’umanità intera. E non si fanno attrarre o distrarre da altro, ma corrono verso Colui che è l’essenziale. Corrono, appunto, incontro al Risorto. Come dovremmo fare e come, in fondo, cerchiamo di fare tutti noi.
Nella Lettera ricorre molto il tema della missione e della spinta missionaria che deve coinvolgere la Chiesa in tutte le sue componenti. Si può affermare che sia questo il “cuore” della Lettera, soprattutto come indicazione e stimolo ai credenti della Chiesa veneziana?
Certamente quest’elemento è essenziale: la Chiesa è per sua natura “missionaria”. Esiste per la missione, per essere mandata dal Signore Gesù. La missione – scrivo – è il DNA della Chiesa perché, in effetti, è nella missione che la Chiesa pone in gioco se stessa. La stessa missione, poi, di continuo genera e rigenera la fede plasmando il cristiano e la comunità ed offrendo loro sempre nuove energie e motivazioni. Sì, la fede si accresce testimoniandola, a volte anche a rischio della vita… Mi auguro quindi che le riflessioni inserite nella Lettera e, poi, la prossima Visita pastorale, tanto nella sua preparazione quanto nella sua realizzazione, offrano a tutte le nostre comunità – a sacerdoti, diaconi, religiosi e laici – l’opportunità di ravvivare la comune immersione in questo elemento fondativo dell’essere Chiesa, con la riscoperta della sua profonda ed essenziale missionarietà, secondo le molteplici forme che il nostro tempo e il nostro territorio richiedono oggi. Qui gli esempi possono essere molti. E, ribadendo la necessità di perseguire le forme che da tempo ci appartengono, mi limito a sottolinearne alcuni: l’evangelizzazione di strada, l’impegno ad accogliere e integrare i profughi testimoniando loro la bellezza del Vangelo, la pastorale del turismo, la catechesi attraverso l’arte, ma anche tanti altri…
La Lettera è stata pensata e scritta in vista della prossima Visita pastorale che sarà indetta (ed inizierà) nell’autunno 2017. Ne evidenzia motivi e obiettivi. In sintesi, quali sono?
Mi è parso opportuno ricordare, nella Lettera, gli scopi generali e specifici di quella che sarà la prossima Visita pastorale accanto a quelli espressamente previsti dal Diritto canonico e alle necessarie verifiche di carattere amministrativo. Il desiderio è crescere tutti insieme – pastori e fedeli – nella comunione reciproca e, soprattutto, nell’unione con il Signore Gesù. L’impegno è, ad un tempo, semplice ed esigente: ravvivare la fede, la speranza e la carità delle persone e delle comunità che – di volta in volta – verranno visitate, ponendo sempre più al centro Colui che è l’unico necessario, il Risorto, una persona viva, concreta, amica dell’uomo, che ci fa rifuggire anche – nella vita di fede personale e comunitaria – da ogni deriva intellettualistica e moraleggiante. La Visita sarà l’occasione per verificare i tre “fuochi” sui quali da qualche tempo, insieme del resto alle Chiese di tante altre parti d’Italia, ci stiamo soffermando come priorità: l’attenzione educativa nei confronti dei più giovani, la cura delle famiglie (in particolare di quelle giovani), la catechesi e la formazione degli adulti (il tema è l’insegnamento sociale del Vangelo). E, naturalmente, la Visita del Vescovo dovrà ulteriormente stimolare il cammino di collaborazione pastorale verso cui siamo indirizzati, che diventa sempre più urgente e richiede di far emergere segni più visibili di questa “collaborazione” attraverso gesti significativi e scelte precise che testimoniano la concreta disponibilità, da parte di tutti, in tal senso.
Ad oggi che cosa ci può anticipare della Visita pastorale? Avverrà alle collaborazioni pastorali e non alle singole parrocchie, come si è detto? Si sa già con quali modalità la si intende svolgere e… che tipo di preparazione immagina e suggerisce alle varie comunità?
La Visita pastorale sarà svolta certamente nell’ottica delle collaborazioni pastorali: laddove si sono già formate ne incoraggerà e orienterà il rafforzamento e lo sviluppo; laddove ci fossero più difficoltà, confido che la Visita possa aiutare a far crescere la consapevolezza della bontà e dell’urgenza di percorrere tale direzione. I dettagli su modalità, calendario e tappe di avvicinamento ai momenti veri e propri della Visita saranno comunicati in seguito, considerando l’importanza di un congruo tempo di preparazione. La Visita avrà una proposta diocesana che si declinerà nei vari territori secondo le situazioni concrete; l’indizione è per l’autunno 2017 con un momento diocesano che la aprirà ufficialmente e poi, dall’inizio del 2018, si inizierà a percorrere tutto il Patriarcato. La preparazione spirituale e pastorale delle varie comunità alla Visita dovrebbe – questo è l’auspicio – favorire la presa di coscienza da un lato del significato del nostro essere Chiesa locale, “sinfonica” e in comunione, e dall’altro mettere in luce i passi sinora compiuti e quelli da compiere in ordine ai già menzionati “fuochi” pastorali e all’inserimento reale nello stile e nel contesto di “collaborazione” pastorale a cui tutti siamo oggi chiamati. Questo stesso cammino di preparazione – insieme alle peculiarità di ogni realtà e territorio – porterà a “comporre”, in modo anche diverso da zona a zona, il calendario specifico delle singole tappe della Visita.
Ci sono particolari aspettative o speranze “personali” del Patriarca legate alla Visita pastorale?
Le aspettative e le speranze sono quelle che esprimo al termine della lettera e che in parte ho già richiamato. Chiedo al Signore che la Visita, prima di tutto, sia tempo di grazia già nel momento della sua preparazione. E occasione concretissima per ricentrare la vita della nostra Chiesa su Gesù, affinché ogni comunità assapori la bellezza del Vangelo testimoniato da tutti i suoi membri. Sì, da tutti. Chiedo ancora che la Visita sia momento privilegiato in cui il Vescovo incontra la sua Chiesa e il popolo affidato alle sue cure, iniziando proprio dai confratelli sacerdoti e poi i diaconi, le consacrate, i consacrati, i laici. L’esperienza precedentemente fatta nella Diocesi della Spezia mi dice che incontrare le persone là dove, quotidianamente, vivono è un dono grande del Signore. Il Vescovo ha il desiderio di incoraggiare e orientare in vista di un rinnovamento della vita cristiana delle comunità. A tutti, infine, chiedo un’unica cosa che, però, so essere sufficiente per il buon esito della visita: rendersi disponibili – sull’esempio di Maria – all’azione dello Spirito Santo che, sempre, vuole aver bisogno delle nostre libertà, delle nostre fantasie e dei nostri animi gioiosi. E proprio alla Madonna della Salute, così cara ai veneziani, affido questo importante atto ecclesiale: Lei ci accompagni tutti, passo dopo passo, nella nostra Visita pastorale. (GV)