Il codice cavalleresco cristiano? «È tutto contenuto in una pagina del Vangelo: quella delle beatitudini. Lì sta tutto ciò che ci rende felici e che non ci può essere tolto. È il codice della santità».
Lo dice il Patriarca nell’omelia della Messa celebrata sabato, 7 luglio, nella cripta di San Marco, per i membri dell’Ordine cavalleresco del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
Mons. Moraglia, nella meditazione offerta all’assemblea, si concentra sulla figura del profeta Amos, così come proposta dalla prima lettura.
Amos, che opera a metà dell’VIII secolo avanti Cristo, è chiamato da Dio «a rimproverare il ricco regno del nord, il cui popolo ha interpretato il rapporto con Dio secondo la propria volontà: il benessere e la ricchezza hanno fatto sì che la religione e la fede non siano più un andare di fronte al Signore riconoscendo di aver bisogno di Lui o riconoscendo il proprio peccato o il bisogno della vedova, dell’orfano, dello straniero… La religione, presso quel popolo, è diventata un modo di esprimere le proprie sicurezze umane, tanto da fare dire: “Dio è dalla mia parte”».
Una religione formale, sottolinea il Patriarca Francesco, «è solo è una costruzione umana, che dimentica l’essenziale: il rapporto personale con Dio».
C’è invece un modo, riflette il Patriarca, per dare grandezza e bellezza alle forme: riempirle di spirito, così come ha fatto, per esempio, un grande cavaliere: Ignazio di Loyola.
«Nel momento della sua conversione, Ignazio prende ispirazione da un libro presente nel castello di famiglia: la vita dei santi. E intuisce che i cavalieri dello spirito sono i santi. Così Ignazio traduce questa visione cavalleresca in una visione di fede e di spiritualità. E nell’ultimo gesto che compie di fronte alla vita precedente, la veglia in armi, trascorre una notte in veglia di fronte alla Vergine, cui consegna le sue insegne cavalleresche. In questo gesto c’è la cavalleria dello spirito: i codici che umanamente hanno un valore vengono così trasfigurati nel codice della santità. E il codice della santità, appunto, è molto semplice e si trova tutto espresso in una pagina: le Beatitudini».
(con la collaborazione di don Morris Pasian)