«Occorre riconoscere che l’attuale impianto normativo di numerosi Paesi europei è influenzato da esigenze di sicurezza che, se da un lato mirano a restringere sempre più le possibilità di ingresso legale, spesso producono come effetto l’immigrazione irregolare che, in un paradossale circolo vizioso, produce facilmente tensione e il diffondersi di pregiudizi e conflitti nei rapporti sociali. I progetti di immigrazione protetta sono, invece, uno strumento per tornare a scoprire l’altro – chiunque egli sia – nella sua dignità di persona, accogliendolo secondo protocolli di integrazione che siano realmente rispettosi della cultura e delle tradizioni locali».
Con queste parole il Patriarca Francesco Moraglia ha espresso il suo saluto ai quaranta partecipanti della “due giorni” di formazione promossa da Caritas Italiana nell’ambito del progetto “Eu-Passworld. Ampliamento delle vie legali di ingresso legate alla sponsorizzazione comunitaria”
Tale progetto triennale, che vede la nostra Caritas nazionale capofila e gode dei finanziamenti della Commissione Europea, è teso ad azioni volte a realizzare canali di immigrazione legale per motivi di studio e lavoro in Italia, Belgio e Irlanda.
I destinatari del progetto sono giovani bisognosi di protezione internazionale cui viene proposto un percorso di inserimento universitario e lavorativo nei paesi coinvolti: la peculiarità del programma prevede che l’ingresso delle persone nel mondo del lavoro e della scuola sia sostenuto dalla positiva accoglienza delle comunità locali per facilitare un efficace percorso di integrazione. Numerosi i partners coinvolti: tra essi il Governo Italiano, il Governo del Belgio, il Nasc per l’Irlanda, il Wusc per il Canada, la Chiesa Valdese e numerose altre agenzie che si occupano di asilo, migrazione ed integrazione.
Il meeting veneziano, svoltosi il 9 e il 10 marzo nell’auditorium del Seminario Patriarcale, si è voluto porre come un momento di condivisione di strumenti ed esperienze da parte delle organizzazioni più avanzate nell’applicazione del progetto, Caritas italiana in primis.
In questo senso a margine del convegno si sono svolte delle visite presso alcune delle realtà di accoglienza gestite dalla Caritas veneziana nell’ambito dei corridoi umanitari ed universitari e altri progetti attivi sul nostro territorio. Si tratta di alcune eccellenze locali che Caritas Italiana ha voluto prendere a modello specialmente per quanto riguarda il coinvolgimento delle comunità dei luoghi di accoglienza, legate alle parrocchie ma non solo. Un aspetto, quest’ultimo, che mons. Moraglia ha sottolineato: «La Chiesa che è in Venezia, attraverso la Caritas diocesana, ha scelto in modo preferenziale lo strumento delle vie complementari d’ingresso per persone bisognose perché, anche in tal modo, vogliamo fare nostro l’invito del Santo Padre a crescere come Chiesa nell’incontro con la diversità».
Lorenzo Manzoni