«Quello che conta, in Quaresima, è riattivare il nostro rapporto con Dio». Lo sottolinea il Patriarca nell’omelia pronunciata durante la Messa del mercoledì delle Ceneri, in basilica di San Marco a Venezia.
La Quaresima, annota mons. Moraglia citando Leone Magno, corrisponde agli esercizi spirituali della Chiesa.
Si tratta cioè di un tempo prezioso per mettere insieme e vivere in maniera consapevole un trinomio: quello formato da preghiera, penitenza ed elemosina.
«Quando non teniamo unita questa triade – rimarca mons. Moraglia – non facciamo Quaresima. Perché la Quaresima è una grazia, un dono, cui noi rispondiamo».
Perciò, in questo tempo, abbiamo l’opportunità di riscoprire Dio «e lo riscopriamo nel momento in cui ci riconosciamo peccatori, bisognosi della Sua misericordia».
Allora è il momento di sciogliere il trinomio nella sua concretezza: «La preghiera è stare alla presenza di Dio. La preghiera non può non essere l’inizio della giornata del cristiana o ciò con cui si conclude il giorno trascorso».
Ancora: «L’offerta, l’elemosina, se la vogliamo vivere in modo quaresimale, deve sottrarre qualcosa al nostro benessere. Perciò è importante che ciò che diamo digiunando diventi carità». E questo digiuno accrescerà la nostra fame di Dio.
«Riscopriamo il pio esercizio della Via crucis – suggerisce ancora il Patriarca Francesco – chiedendo al Signore che ci faccia capire perché nel piano di Dio l’umanità del Verbo doveva vincere soccombendo. Perché la Croce è questo: vincere soccombendo. E il perdono è la grande vittoria di chi sembra soccombere. Perciò la Quaresima è una scuola, un cammino, un pellegrinaggio in cui siamo chiamati a scoprire le sorprese della grazia di Dio nella nostra vita e nella vita della Chiesa».