Una lezione da tenere sempre a mente, da ravvivare in ogni tempo alle coscienze: «Compiere il bene sempre, mettere da parte ogni male, vivere in pace con tutti, vincere il male con il bene: è la consegna che l’Arcangelo Michele, in lotta contro il “grande drago” e posto a difesa – come custode e patrono – della città di Mestre, lascia a tutti noi oggi».
Lo rimarca il Patriarca Francesco nell’omelia pronunciata nel pomeriggio di mercoledì 29 settembre nel Duomo di Mestre, per la festa del patrono della città, san Michele Arcangelo.
Il punto di partenza sta nel porsi dinanzi alla storia, che è «un dramma – rileva il Patriarca – che si dispiega come una lotta tra il bene e il male, tra Michele e Satana e che coinvolge l’intera umanità, voluta e amata da Dio».
L’avversario esiste e prende tanti volti: quelli che la Scrittura tramanda si chiamano di volta in volta Erode, Ponzio Pilato, Caifa… Ma vanno declinati anche al presente, con i nomi del XXI secolo.
Di fronte a questo dramma che attraversa la storia e, di fronte alla persona di Gesù – ammonisce mons. Moraglia – non ci si può “non” schierare.
E soprattutto non si può non fare propria la logica di Cristo, che i santi hanno saputo tradurre in fatti di vita: «Il bene, anche quando sembra sconfitto, ha una sua forza, contagia ed è fecondo; anche quando sembra inutile, in realtà, vince e sconfigge il male. È la testimonianza di san Massimiliano Maria Kolbe che riesce, anche in un luogo come Auschwitz, scientificamente e pianificato per distruggere ogni sentimento e barlume di umanità, a porre quell’atto straordinario di solidarietà umana e carità cristiana (offrire se stesso al posto di un padre di famiglia) del tutto inspiegabile e che proprio andava contro quella che era la logica rappresenta da Auschwitz».
Addentrandoci ancora più nell’oggi il dramma del combattimento fra bene e male non viene meno. Neppure però la testimonianza del bene: «Potremmo fare riferimento – prosegue il Patriarca nell’omelia – anche ad una storia che si è svolta in questa città. Una settimana fa abbiamo inaugurato, qui a Mestre, una casa famiglia che potrà ospitare donne fragili e in difficoltà (con i loro figli) e si è voluto mantenere l’intitolazione originaria della struttura che era dedicata a Giuseppe Taliercio, sequestrato e poi ucciso dalle Brigate Rosse 40 anni fa. Anche questa figura di testimone/martire del nostro tempo ci dice come dei semi di bene, di misericordia e di perdono possono emergere e generare frutti, anche a distanza di anni, laddove invece sembrava imperare la sopraffazione, la violenza, l’ideologia, il male e la morte. Sarà la testimonianza di Antonio Savasta a dire quanto colpì l’atteggiamento di questo uomo, di questo cristiano, nei momenti più drammatici del sequestro e fino alla sua spietata esecuzione. Anche in questo caso il bene ha prevalso sul male, nonostante tutto, e ha vinto soccombendo. Come del resto ha fatto Gesù Cristo, l’unico Salvatore».
Perciò, conclude il Patriarca, è importante fare continua manutenzione di un principio cardine per il cristiano e per l’uomo tout court, sottolineando «l’insegnamento sempre attuale che già san Paolo rivolgeva alla comunità cristiana di Roma: “Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti. Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi… Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene”».