«Siamo tutti chiamati a rendere la nostra buona testimonianza e siamo invitati a farlo con le parole ma, anche e soprattutto, con i gesti e lo stile della vita di san Rocco che – con la sua esistenza movimentata, generosa ed eroica fino al dono totale di sé – risponde alla logica di una vita sempre in cammino, tutta “spesa” per l’Altro (con la A maiuscola) e per gli altri, pienamente offerta al Signore come è stato per gli antichi profeti e per altri santi, vissuti prima e dopo di lui».
Il Patriarca Francesco, nell’omelia della Messa celebrata lunedì 16 agosto nella Sala capitolare della Scuola Grande di San Rocco, nel giorno in cui si fa memoria del santo di Montpellier, compatrono di Venezia, tratteggia l’esemplarità del santo.
Ricorda che il popolo da secoli si rivolge a San Rocco chiedendo la liberazione dal male: «È il santo taumaturgo, invocato per eccellenza contro peste, pandemie e catastrofi naturali». Ed è evidente quanto le pestilenze di oggi – si chiamino Covid o disastri ambientali – rinviino non solo ad una maggiore responsabilità umana, ma anche ad una mano che dal cielo protegga.
E la risposta è nel Vangelo, quel Vangelo che San Rocco fece proprio e su cui plasmò la propria vita: «È la risposta – sottolinea il Patriarca – alle scelte fondamentali del nostro santo: il pellegrinaggio come dimensione continuativa del vivere, una carità senza limiti e senza calcoli che lo porterà a chinarsi, anche a prezzo della vita, su quanti – evitati da tutti – recavano nel loro corpo i segni del morbo, allora invincibile, della peste, la ricerca di Dio e delle “cose di lassù” prima di tutto per amare quel Dio che non si vede a partire dai fratelli che s’incontrano ogni giorno, soprattutto se sono in difficoltà e nel bisogno».
L’esemplarità, cui rifarsi, e la protezione per chi lo invoca: due ottime ragioni per ricordare San Rocco, conoscerlo e meditare su di lui: «Chiediamo alla sua intercessione – conclude mons. Moraglia – la grazia di seguirlo lungo questo cammino, di percorrere nella nostra città sentieri di carità e misericordia, di giustizia e di pace ed essere cristiani più coraggiosi, non dimentichi della fede e della speranza che ci hanno segnati fin dal battesimo, di recare sollievo e aiuto a chi è più in difficoltà per la pandemia di oggi e per le tante sofferenze che la vita può presentare. Ci conceda di “progredire sulla via della carità per possedere l’eredità eterna” e di imitarlo nel suo amore e nel suo peregrinare verso Dio e verso le sorelle e i fratelli più nel bisogno o dimenticati e abbandonati». (G.M.)