«Oggi ci sta dinnanzi una sfida epocale: è quella dell’intelligenza artificiale. L’era dell’intelligenza artificiale succede a quella della macchina a vapore, dell’elettricità, del computer. La novità è che essa non solo interagisce con l’uomo ma arriva a metterlo in questione e forse ad abolirlo».
Il tema attualissimo dell’intelligenza artificiale è stato al centro del saluto che il Patriarca Francesco ha rivolto alla Città, ed in particolare al mondo della cultura, questa sera nella basilica cattedrale di San Marco Evangelista in Venezia in occasione del tradizionale concerto natalizio offerto dall’antica e prestigiosa Cappella musicale Marciana in collaborazione con l’ente lirico Teatro “La Fenice”.
Il Patriarca ha citato anche il premio Nobel Hinton, uno dei grandi padri dell’IA: «Una recente intervista al New York Times di Geoffrey Hinton – che, insieme a John J. Hopfield, è premio Nobel per la Fisica 2024 – fa riflettere perché chi parla è uno scienziato che ha studiato per tutta la vita ciò che ora dice di temere! Egli, infatti, definisce l’intelligenza artificiale come una “cosa spaventosa” e si è detto “pentito” di averne favorito, in tutta la sua vita di studioso, la crescita. Questa è la nuova frontiera; non qualcosa di possibile o probabile ma di certo».
Poi il riferimento al grande scrittore inglese Lewis, celebre per la vasta produzione saggistica e letteraria (tra cui, solo il più celebre è “Le Cronache di Narnia”): «“L’abolizione dell’uomo” era il titolo di un libro, edito nel 1943, di Clive Staples Lewis. Scritte oltre ottant’anni fa, quelle pagine non sono solo attuali ma profetiche. Allora, infatti, le ricerche e gli studi di Alan Turing e John McCarthy – pionieri dell’intelligenza artificiale – dovevano essere ancora sviluppati ma Lewis già scriveva: “…all’interno di una simile generazione-padrona (…) il potere verrebbe esercitato da una minoranza ancora più esigua. La conquista della Natura da parte dell’uomo, se i sogni di alcuni pianificatori scientifici dovessero realizzarsi, corrisponderebbe al dominio di poche centinaia di uomini su miliardi…. Non c’è, né potrà mai esserci semplice aumento di potere da parte dell’Uomo. Ogni nuovo potere raggiunto dall’uomo è anche un potere sull’uomo. Ogni passo avanti ci lascia al tempo stesso più deboli e più forti. In ogni vittoria, oltre ad essere il generale che trionfa, l’uomo è anche il prigioniero che segue il carro trionfale…” (C.S. Lewis, L’abolizione dell’uomo, Jaka Book 2020, pp. 61-62)».
Condividiamo di seguito l’intervento integrale pronunciato dal Patriarca questa sera:
Concerto di Natale
(Venezia / Basilica cattedrale di S. Marco, 17 dicembre 2024)
Saluto del Patriarca Francesco Moraglia
Benvenuti e buon Natale alle autorità civili e militari e a tutti i presenti.
Il nostro grazie alla Cappella Marciana e al Coro del Teatro La Fenice per quanto ci faranno ascoltare.
Siamo nella basilica cattedrale dedicata all’evangelista Marco – cuore della Chiesa veneziana – e in essa tutto ci parla della storia della salvezza.
Ogni anno – nel bambino di Betlemme – Dio si fa presente, entra nella storia e vi trova, purtroppo, un mondo alle prese sempre con nuove guerre combattute in nome dei più sacrosanti principi: pace, democrazia, sovranità nazionale, difesa del proprio spazio vitale… Alla fine, però, si contano i morti, sempre troppi, e tra essi moltissimi bambini, donne, anziani.
Se guardiamo poi alla nostra società è sempre più luogo di tensioni, le più disparate.
L’altro, spesso, non è percepito come soggetto portatore di interessi seppur differenti dai miei ma come un competitore, un avversario.
Alla pace sembra mancare sempre il tassello decisivo: la fraternità. Il motivo è semplice: come potremmo essere fratelli se non abbiamo un padre comune? E Dio, oggi, non è più percepito come Padre comune.
Il XX secolo, in cui l’uomo ha perseguito il progetto di una piena emancipazione da Dio nel nome di una libertà assoluta, è sfociato nelle due più sanguinose guerre della storia. E abbiamo visto, anche, dove porta il principio “vietato vietare”!
Immaginiamo, tuttavia, per un attimo, un Natale diverso in cui gli uomini siano impegnati a combattere sì, ma in un altro tipo di battaglia: quella per diventare più umani, più solidali, più capaci di perdono, più misericordiosi. Davvero sarebbe un Natale diverso!
Oggi, poi, ci sta dinnanzi una sfida epocale: è quella dell’intelligenza artificiale. L’era dell’intelligenza artificiale succede a quella della macchina a vapore, dell’elettricità, del computer. La novità è che essa non solo interagisce con l’uomo ma arriva a metterlo in questione e forse ad abolirlo.
Nelle scienze mediche, farmaceutiche ed ambientali, ad esempio, grazie all’intelligenza artificiale raggiungeremo traguardi mai visti prima. Ma l’uomo, senza accorgersene, rischia di cadere – suo malgrado – nel trans-umano e nel post-umano.
Una recente intervista al New York Times di Geoffrey Hinton – che, insieme a John J. Hopfield, è premio Nobel per la Fisica 2024 – fa riflettere perché chi parla è uno scienziato che ha studiato per tutta la vita ciò che ora dice di temere! Egli, infatti, definisce l’intelligenza artificiale come una “cosa spaventosa” e si è detto “pentito” di averne favorito, in tutta la sua vita di studioso, la crescita. Questa è la nuova frontiera; non qualcosa di possibile o probabile ma di certo.
“L’abolizione dell’uomo” era il titolo di un libro, edito nel 1943, di Clive Staples Lewis. Scritte oltre ottant’anni fa, quelle pagine non sono solo attuali ma profetiche. Allora, infatti, le ricerche e gli studi di Alan Turing e John McCarthy – pionieri dell’intelligenza artificiale – dovevano essere ancora sviluppati ma Lewis già scriveva: “…all’interno di una simile generazione-padrona (…) il potere verrebbe esercitato da una minoranza ancora più esigua. La conquista della Natura da parte dell’uomo, se i sogni di alcuni pianificatori scientifici dovessero realizzarsi, corrisponderebbe al dominio di poche centinaia di uomini su miliardi…. Non c’è, né potrà mai esserci semplice aumento di potere da parte dell’Uomo. Ogni nuovo potere raggiunto dall’uomo è anche un potere sull’uomo. Ogni passo avanti ci lascia al tempo stesso più deboli e più forti. In ogni vittoria, oltre ad essere il generale che trionfa, l’uomo è anche il prigioniero che segue il carro trionfale…” (C.S. Lewis, L’abolizione dell’uomo, Jaka Book 2020, pp. 61-62).
Nell’era della cosiddetta intelligenza artificiale si può non cadere in una visione pessimista sull’uomo a patto di imparare a governarla con l’etica che pone la persona umana come fine e mai come mezzo, la centralità della persona umana sempre. Non basta chiedersi come si può ottenere un risultato, ma bisogna chiedersi soprattutto perché e se lo si può perseguire.
A Natale, nel bambino di Betlemme, Dio entra nelle nostre fragilità – personali, familiari, sociali – e ci accompagna non “da remoto” o con un algoritmo ma personalmente, passo dopo passo, lungo la vita concreta e reale che è, di gran lunga, sempre la migliore scuola.
In questo Natale impariamo a conoscere ed apprezzare i nostri limiti, così da entrare in una visione dell’uomo libera da assurde aspirazioni di trans-umanesimo o post-umanesimo, per evitare di finire – come scriveva Lewis – per delegare tutto a pochissimi che sarebbero i soli a pensare per tutti. Questo sarebbe il fallimento dell’intelligenza artificiale.
A tutti rivolgo l’augurio di un Natale di saggezza, di pace e di misericordia.