La pandemia e le conseguenti restrizioni non ci impediscono di vivere il Natale nel suo vero significato: riconoscere il Dio-con-noi che ci rende “fratelli tutti”.
Lo sottolinea il Patriarca Francesco nell’omelia della Messa celebrata stamattina in basilica di San Marco. «Il protrarsi della pandemia – sono parole del Patriarca – ci porta a vivere un Natale particolare, segnato da non poche limitazioni imposte dall’autorità pubblica per il bene comune, prima fra tutte il non poter vivere pienamente, in famiglia e insieme ai nostri cari, questi giorni. Tutto questo non ci impedisce di “fare” Natale, di lasciar risuonare nel nostro cuore e nelle nostre famiglie la bella notizia di questo giorno: “…il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv, 1,14). Dio, nel Bambino nato a Betlemme, si è manifestato come Colui che si abbassa per condividere le fatiche, le sofferenze, le fragilità, le debolezze umane».
Nella fatica e nella drammaticità del momento, è possibile fare esperienza di ciò che è essenziale in questa festa. E ci si accorge che alcune sovrastrutture non sono necessarie per vivere bene la festa: «Il Natale – prosegue mons. Moraglia – da tempo aveva infelicemente assunto forme non sue. Il Natale autentico, il Natale di Gesù, non è quello ristretto nei criteri commerciali e consumistici del lusso, dei regali costosi, delle grandi abbuffate, delle feste smodate o della vacanza in località esclusive e in cui neppure si nomina o ricorda il festeggiato. La nascita di Gesù a Betlemme ci racconta tutt’altro. Certo, i legami umani, le relazioni con parenti e amici ed anche lo stesso gesto del dono da porgere e ricevere sono elementi preziosi da coltivare, ma tutto ciò deve completare in modo sobrio ed equilibrato, e mai sostituire, il festeggiato e la vera festa: Gesù, il suo e nostro Natale».
L’invito è quindi a riflettere sul significato dell’Incarnazione, quell’evento che ha dato una svolta al vivere degli uomini: «Il Natale ci fa vivere l’evento che cambia la storia. E quando Dio assume la fragile carne umana è l’Eterno che irrompe nel tempo e, da quel momento, la speranza assume un volto umano concreto, un nome preciso. Non è più solo un desiderio o una illusione; è la realtà che accade e chiede di essere accolta, chiede la nostra conversione. Il sacramento del Battesimo ci libera da ogni incrostazione pagana e mondana; è, in fondo, questo il senso delle “promesse” battesimali per cui rivestiti di Cristo, siamo inseriti nella Verità vivente che è la sua persona; è Lui che ha dato inizio alla famiglia umana, alla Chiesa, alla fraternità universale. Ripensiamo la festa del Natale e soprattutto recuperiamola nel suo vero significato: il Dio-con-noi che ci rende “fratelli tutti”».
Da ciò di scende l’augurio di Natale del Patriarca Francesco: «Che il Natale doni a tutti – soprattutto a chi è più provato dalle sofferenze, dalle solitudini e dai disagi della pandemia – un po’ di conforto, di consolazione e anche di letizia».