«In una liturgia vissuta bene c’è tutto»: lo rileva il Patriarca nell’omelia della Messa presieduta sabato 4 dicembre mattina nella basilica della Salute, in occasione del pellegrinaggio mariano del primo sabato del mese.
Una messa celebrata dinanzi, tra gli altri, ai soci del Serra club di Venezia, il cui fine è sostenere spiritualmente e materialmente le vocazioni sacerdotali e i seminaristi che si avviano al sacerdozio.
La devozione, ricorda il Patriarca, è un valore: «Non ci può essere vera vita di fede se manca la devozione. Però bisogna porre attenzione a non cadere nel devozionismo, che è invece una distorsione della devozione. Perciò va detto con forza che la via vera della devozione è quella della liturgia. E Maria, in questo senso, è la prima liturga».
E in questo tempo, in cui la Madonna «è l’Avvento», sottolinea il Patriarca, «il Vangelo presenta Maria all’inizio dell’evento di Cristo, nell’Incarnazione; poi Maria a Betlemme, che partorisce il verbo di Dio; poi all’inizio della vita pubblica di Gesù e durante la vita pubblica, come colei che si è espropriata di ciò che appartiene alla madre, cioè il Figlio. Poi ai piedi della croce, dove l’offerta diventa esplicita; infine nel cenacolo, nel momento in cui si compie la Pasqua con il dono dello Spirito Santo. Maria è questa liturgia vivente».
Se la figura di riferimento è Maria, è poi centrale anche la struttura su cui poggia la celebrazione: «La liturgia vive di segni, simboli, parole, gesti. Se li si toglie la liturgia non esiste più». Se ben vissuta, è anche un’anticipazione della realtà ultima: «La vita eterna per noi sarà un atto liturgico continuo, in un eterno presente in cui offriremo il Figlio al Padre nello Spirito Santo».
Ecco, dunque, l’importanza di vivere bene l’anno liturgico: «Perché è luogo manifestativo della fede della comunità ecclesiale, ma è anche catechesi, è preghiera. L’anno liturgico plasma la comunità. Iniziando l’Avvento – è l’invito del Patriarca – sfrondiamolo dal devozionismo: andiamo invece all’essenziale, mettiamo al centro di tutto la domenica. L’inizio di una vera pastorale è ricoprire il giorno del Signore».
E citando San Girolamo, il Patriarca Francesco conclude: «È la festa, cioè la celebrazione, che crea la comunità, non è la comunità che crea la festa. Molte difficoltà pastorali stanno qui, quando il mezzo diventa fine e il fine diventa mezzo». (G.M.)