«Chi è contro Dio, chi odia Dio cerca di colpirlo laddove è più grande il suo amore». Lo ha detto il Patriarca martedì 16 sera, nella chiesa di San Felice a Venezia, durante la Messa di riparazione a seguiti del furto sacrilego da poco compiuto.
Lo scorso sabato sera sono stati rubati l’ostensorio, la croce astile e il calice. E dal tabernacolo è stata rubata la pisside con le particole consacrate.
Profanare l’Eucaristia – ha proseguito mons. Moraglia – è qualcosa di molto più grande e grave anche dell’incendio della cattedrale di Notre-Dame: «La cattedrale è stata costruita dalla fede della Chiesa ed è stata costruita per celebrare l’Eucaristia, per contenere l’Eucaristia, perché la comunità possa diventare comunità eucaristica nella celebrazione e nell’adorazione eucaristica. Ci ha turbato molto vedere quel tesoro conosciuto in tutto il mondo bruciare… Ma quello che è accaduto qui è qualcosa di infinitamente più grande».
Perciò, ha aggiunto il Patriarca, «è terribile l’atto di profanazione. Ma è è altrettanto e, anzi, più grande il gesto di chi vuole riparare, di chi vuole compiere qualcosa che dica un amore infinito per il Signore. Per questo abbiamo recitato l’atto di fede, speranza e carità, ciò che di più grande un uomo possa dire e fare. Perché noi, con fede, speranza e carità, vogliamo dire il bene infinito che vogliamo a Gesù Eucaristia».
Dal Patriarca, perciò, un suggerimento concreto alla comunità di San Felice, così che da un male grande possa nascere un bene ancor più grande. L’indicazione è di organizzare a partecipare a incontri di formazione e catechesi sul tema dell’Eucaristia. E, soprattutto, di promuovere un tempo stabile di adorazione eucaristica: «Un’ora alla settimana dinanzi a ciò che per un cristiano è più grande».
Proprio in queste ore, sulla vicenda, il Patriarca ha voluto anche indirizzare una sua lettera appena consegnata al parroco di San Felice, don Raffaele Muresu, ed indirizzata all’intera collaborazione pastorale interessata della zona veneziana di Cannaregio. In tale scritto il Patriarca ribadisce il carattere «gravissimo ed inquietante» del furto compiuto, sia perché «viene a toccare il bene sommo del Santissimo Sacramento, sommo dono di Cristo alla sua Chiesa» sia per il tempo in cui è avvenuta tale profanazione (l’inizio della Settimana Santa) ed anche per le modalità del furto che sembrano purtroppo prefigurare ulteriori intenzioni profanatorie. Il Patriarca, in ogni caso, auspica nuovamente che da tale episodio scaturisca un bene ancor maggiore, ovvero «la conversione di chi ha compiuto l’atto e la crescita eucaristica e di fede della comunità coinvolta, dagli adulti ai più giovani».
Dopo la Messa di riparazione che martedì sera il Patriarca stesso ha presieduto nella chiesa veneziana di S. Felice, anche nella giornata di oggi (17 aprile) saranno nuovamente riproposti – presieduti dal parroco – i previsti riti di riparazione. (G.M.)