La testimonianza dell’amore cristiano, ciò per cui possiamo annunciare la gioia di Cristo risorto. È il cuore dell’omelia che il Patriarca Francesco ha pronunciato, nella mattinata di Giovedì Santo, durante la Messa crismale, in Basilica di San Marco, dinanzi ai sacerdoti della Diocesi, convocati in Cattedrale per questo momento solenne e corale di preghiera della Chiesa di Venezia.
Mons. Moraglia ha sottolineato il valore comunicativo della testimonianza: «Oggi si è poco inclini ad ascoltare i maestri; si guarda piuttosto ai testimoni, a persone e comunità gioiose e, quando la gioia non è forzatura ideologica o recitazione del momento, ma qualcosa che plasma interiormente a partire dalla fede, dalla speranza e dalla carità, e quando la gioia non è il frutto di successi umani destinati presto a svanire ma esito dell’incontro col Signore, allora tale gioia è contagiosa, convince, aiuta ad evangelizzare, converte. Dobbiamo esser capaci di testimoniare l’amore che ci ha salvati gratuitamente e, soprattutto, dobbiamo annunciare con ogni mezzo la gioia di Gesù risorto: “Davvero il Signore è risorto…”».
Per esemplificare come la testimonianza cristiana sia colta anche da chi non è organicamente inserito nel tessuto ecclesiale, il Patriarca ha citato Ignazio Silone: «Con tutta la cautela che l’affermazione richiede, possiamo dire che fu un “cristiano senza Chiesa”; infatti, considerò con vera attenzione, ma dall’esterno, le “certezze cristiane” che avvertiva presenti nella sua coscienza».
In “Uscita di sicurezza” Silone scrive quanto rimane colpito dalla conoscenza di don Orione: “Ciò che mi è rimasto impresso – si legge nel testo dello scrittore – era la pacata tenerezza del suo sguardo… Difficile sottrarsi a quello sguardo che, una volta incrociato, non lo dimenticavi più. La luce dei suoi occhi aveva la bontà di chi nella vita ha pazientemente sofferto ogni sorta di triboli e perciò sa le pene più segrete”.
Questo – rileva mons. Moraglia – «è quanto lo sguardo di un prete, se è uomo di Dio, può lasciare in termini di nostalgia, affetto, ricordo nel cuore di una persona che forse non si incontrerà più».
E la consapevolezza profonda della essenzialità e radicalità dell’annuncio di Cristo, che nella Pasqua diventa offerta di salvezza e vittoria sulla morte, è ancora in una citazione da Ignazio Silone: “Se il cristianesimo viene spogliato dalle sue cosiddette assurdità – si legge in “L’avventura di un povero cristiano” – per renderlo gradito al mondo, così com’è, e adatto all’esercizio del potere, cosa ne rimane? Voi sapete che la ragionevolezza, il buon senso, le virtù naturali esistevano già prima di Cristo, e si trovano anche ora presso molti non cristiani. Che cosa Cristo ci ha portato in più? Appunto alcune apparenti assurdità. Ci ha detto: amate la povertà, amate gli umiliati e gli offesi, amate i vostri nemici, non preoccupatevi del potere, della carriera, degli onori, sono cose effimere, indegne di anime immortali…”.
«Queste parole così intense ed esplosive – rileva il Patriarca – si comprendono all’interno della vita di Silone, protesa sempre alla ricerca di una reale giustizia e di fronte alla croce, che è il giudizio di Dio sul mondo, qualcosa di cui noi e le nostre comunità abbiamo bisogno e di cui vogliamo tenere conto. A tutti gli amici presenti, ai confratelli sacerdoti, ai diaconi e anche a me auguro un Sacro Triduo che ci liberi dal nostro io – il nostro “uomo vecchio” – e, per l’intercessione della Santa Vergine del cenacolo, ci consegni, insieme alle nostre comunità, all’Amore Misericordioso del Padre rendendoci nella nostra vita immagini vive della Sua tenerezza».
Al termine della celebrazione il Patriarca ha donato ai sacerdoti presenti il libro intitolato “La festa del perdono con Papa Francesco”, curato dalla Penitenzieria Apostolica e edito dalla Libreria Editrice Vaticana. Un segno, piccolo ma tangibile, di comunione con Papa Francesco e, insieme, il dono di uno strumento che può essere molto prezioso per l’esercizio del ministero sacerdotale. «In esso – afferma, infatti, mons. Moraglia – potrete trovare i suoi interventi più significativi in tema di accompagnamento spirituale e indicazioni sul discernimento spirituale in ambito di confessione sacramentale».