«Perché il padre, vero protagonista della parabola del figliol prodigo, consente a entrambi i figli un comportamento di rottura? Perché Dio ci ha creati liberi e vuole che ogni uomo si riconosca liberamente Suo figlio…».
È un passaggio dell’omelia del Patriarca, pronunciata durante la Messa celebrata sabato 3 marzo a Mestre durante il pellegrinaggio mariano mattutino guidato come ogni mese dal Patriarca Francesco e tenutosi nella zona e nella parrocchia della Bissuola.
«La Quaresima – ha proseguito mons. Moraglia – è il tempo del ritorno a Dio, del riscoprire la Sua paternità e questo avviene attraverso il cammino faticoso della croce… La croce è, finalmente, il sì dell’umanità a Dio. Misericordia è capire che Lui mi ama e io Lo posso amare. I sacramenti, perciò, riscopriamoli non come dei riti, ma come un lasciarci plasmare da Lui, inserirci in Lui».
Al pellegrinaggio ha partecipato la comunità del Seminario diocesano e si è connotato per una speciale intenzione di preghiera per le vocazioni.
«Maria – ha proseguito il Patriarca – è figura quaresimale perché la ritroviamo sotto la croce, è colei che non lascia il Signore, non lascia il suo Figlio. Maria è sempre pronta ai cenni di suo Figlio; e noi siamo sempre pronti di fronte al mistero del dolori e all’annuncio evangelico della Pasqua?».
«La misericordia di Dio cos’è?», ha concluso mons. Moraglia la sua riflessione nella chiesa parrocchiale di S. Maria della Pace: «Non è il buonismo umano, è la croce di Cristo, il caso serio e difficile del Vangelo. Nel tempo di Quaresima convertiamoci al senso cristiano della croce: è il momento in cui capiamo veramente chi è Dio, chi siamo noi e cos’è la salvezza».