«Dobbiamo vivere questo momento di difficoltà come momento di crescita. Perciò siamo chiamati a riscoprire quello che facevamo. Siamo chiamati a scoprire nuovamente il senso del Mandato».
È l’invito del Patriarca Francesco, che ha riflettuto oggi, sabato 26 settembre in basilica di San Marco, dinanzi ai catechisti e agli evangelizzatori intervenuti in occasione del Mandato. Un incontro inusuale, nelle modalità, data l’emergenza sanitaria, tanto che solo una rappresentanza è potuta intervenire dalle comunità parrocchiali e dalle collaborazioni pastorali.
«Viviamo giorni in cui è difficile andare a lavorare – ha ricordato mons. Moraglia – e in cui è difficile portare i ragazzi a scuola, ma è complicato anche vivere liberamente le relazioni. Un po’ come ai tempi dei primi cristiani, che non potevano celebrare con libertà l’Eucaristia».
In questo senso la difficoltà va vissuta e interpretata come occasione non per abbattersi o coltivare pessimismo ma, anzi, per crescere ed essere positivi e propositivi.
È una circostanza, anche quella della pandemia, che un cristiano deve leggere nell’ottica della fede. «Anche così Dio parla a noi oggi e a noi sta di fare una sorta di Esodo, di uscita. Vi auguro di avere relazioni in cui possiate rallegrarvi vedendo la mano di Dio sulle vostre comunità e su di voi, anche in questo periodo».
L’invito agli evangelizzatori e ai catechisti è quello di pregare, in particolare lo Spirito Santo: «Non compite mai un gesto nella Chiesa, anche il più semplice, anche quello di cui vi sentite più capaci ed esperti, senza aver invocato almeno brevemente lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo ha il compito di ricordare alla Chiesa chi è Gesù Cristo ed è lo Spirito Santo che ci fa incontrare il Signore. Ecco dunque l’importanza del pregare lo Spirito. Fa parte del ministero dell’Evangelizzazione il pregare per gli altri e per la Chiesa, soprattutto per chi a ciascun evangelizzatore è affidato».
Ma questo Mandato 2020 è singolare anche perché, appunto, poche sono le persone che hanno potuto parteciparvi, in San Marco. Una rappresentanza; ed è su questo concetto che mons. Moraglia propone un’ulteriore considerazione: «Siete qui in rappresentanza di altri. Sentitevi rappresentanti degli altri: dovete entrare in questo ruolo. Sentite il mandato della Chiesa di Venezia da trasmettere agli altri, nelle parrocchie e nelle Collaborazioni. Soltanto in questo modo faremo tutti l’esperienza stupefacente che noi siamo quella farina e quell’olio della giara e dell’orcio, che non vengono mai meno». (M.Z.-G.M.)