«Prima potevamo anche noi fare una Via Crucis e delle processioni per le strade. Ora, dopo l’11 settembre 2001, tutta la nostra vita è diventata una specie di Via Crucis. Perché è cambiato tutto. Ci sono tanti attacchi portati da kamikaze. E noi viviamo in una continua tensione: quando e dove sarà il prossimo attacco? Non si sa, ma ci sarà».
Lo dice il card. Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi, in Pakistan. Oggi pomeriggio, a Mestre, ha portato la sua testimonianza di un cristiano che vive in un Paese a stragrande maggioranza musulmana e in un clima difficile.
«Da noi non è facile essere cristiani», ha proseguito il cardinale pakistano: «Abbiamo libertà di praticare la religione, il governo ci dà una certa sicurezza ma sempre in una condizione di grande tensione. Viviamo da cristiani e testimoniamo la nostra fede, ma siamo in un Paese dove il 95 per cento degli abitanti sono musulmani».
Il cardinale ha ricordato il ministro Bhatti, assassinato per la sua politica di tutela e sostegno alle minoranze in Pakistan. E ha menzionato Asia Bibi, la donna che ha trascorso anni in carcere e ha rischiato la morte per una mai dimostrata accusa di blasfemia.
«Noi cristiani pakistani – ha proseguito il cardinale – abbiamo tante scuole, ospedali, opere caritative per tutti; opere che sono apprezzate anche dai non cristiani. I musulmani, in particolare, apprezzano queste cose, ma gli estremisti islamici no. E allora la vita normale diventa una Via Crucis».
Nel suo racconto, fatto davanti a centinaia di giovani e adulti, che hanno partecipato alla Via Crucis diocesana, dalla chiesa di San Girolamo a quella di San Lorenzo, il cardinale pakistano ha terminato dicendo: «Ci sono tanti buoni musulmani che vengono con noi e che dimostrano come l’Islam sia religione di pace. Perciò sono grato di pregare oggi con voi e vedere la vostra fede, specialmente quella dei giovani, site voi che dovete cambiare il mondo e certi atteggiamenti…».