Domenica 14 ottobre, alle ore 17, in Basilica di San Marco a Venezia, imporrà le mani su quattro seminaristi, ordinandoli diaconi. Gianpiero Giromella, Riccardo Redigolo, Marco Zane e Giovanni Carnio raccontano la loro vita e la storia della loro vocazione al
sacerdozio, che ora passa per la tappa del diaconato. Una veglia di preghiera, prima dell’ordinazione, si tiene sabato 13 alle ore 20.30, nella chiesa di San Giovanni Battista a Jesolo Paese. Qui di seguito la testimonianza di Giovanni Carnio.
Giovanni è il più grande dei quattro prossimi diaconi. Ha 44 anni ed è di Favaro. Fino a sei anni fa ha fatto l’avvocato. Poi la crisi, la riflessione e la decisione. Tanto da poter dire, oggi, che il suo ingresso in Seminario non è stato precoce, ma fulmineo: «Tutto è maturato nel giro di un mese. In quel periodo ero fermo con il lavoro: ero uscito da poco da uno studio legale con cui collaboravo, come avvocato civilista».
Il problema non era però solo quello di trovare un altro studio…: «Non ero convinto che quella fosse la mia strada. La legge mi piaceva, ma esercitare la professione non corrispondeva più di tanto al mio carattere e alla mia indole, perché richiedeva una certa grinta, che spesso passava oltre certi binari etici. Senza contare che l’ambiente forense è abbastanza caotico…».
In parrocchia una frequentazione tranquilla, ma… Così inizia, per Giovanni Carnio, un veloce periodo di intenso ripensamento: «Ho iniziato a ragionare sul mio futuro con una certa ansia e preoccupazione, anche perché non ero più giovanissimo. E meditavo sul fatto che, se anche avevo sempre frequentato la mia parrocchia – una frequentazione tranquilla, con una fede che non aveva vacillato per crisi particolari – non ero neanche mai stato protagonista nella mia comunità. E mi chiedevo quali progetti avesse il Signore su di me».
Progetti su cui, fino ad allora, Giovanni non si era mai soffermato granché: «Guardandomi alle spalle, vedevo che la scelta di dedicarmi al Signore l’avevo scartata anche perché, più o meno consciamente, ritenevo di non essere capace di svolgere un ruolo di pastore. Qualcuno quest’idea me l’aveva lanciata da ragazzo: perché non fai il prete? Ma non l’ho mai preso sul serio: ritenevo di non avere la stoffa adatta».
«Fai una prova, verifica la tua vocazione…». Invece…: «Ho iniziato a chiedere aiuto», ricorda Giovanni. «E l’ho fatto rivolgendomi ad un frate del Sacro Cuore. Andavo a Messa lì, la mattina, prima di andare al lavoro, e gli ho chiesto se potevamo avere un colloquio. Lui si è reso molto disponibile e abbiamo iniziato con un rapporto di direzione spirituale. Ma il mio ingresso in Seminario è stato fatto seguendo il consiglio di don Mauro Deppieri, con cui ho avuto il colloquio decisivo. Don Mauro mi ha detto: “se tu hai questo dubbio, affrontalo, non rimandare la scelta, verifica la tua vocazione entrando in Seminario”.
Quasi un test, insomma, per capire e capirsi: «Da quel punto – sottolinea Giovanni – il percorso è stato quasi tranquillo. E comunque convinto».
Giorgio Malavasi