«Alla luce di quanto richiesto da Papa Francesco, la Chiesa che è in Venezia intende iniziare un percorso
che conduca sia le collaborazioni pastorali e le parrocchie, sia le persone consacrate
e le aggregazioni laicali ad intraprendere – in spirito sinodale – un cammino di discernimento e formazione
per l’istituzione del ministero del Catechista» (dalla Lettera del Patriarca: “Ministeri istituiti, a servizio della Chiesa”)
Il Patriarca di Venezia, nei giorni della solennità del Santissimo Redentore, ha voluto presentare e consegnare alla Diocesi una nuova lettera circa l’importanza di quella ministerialità che nasce dal battesimo all’interno della vita delle comunità cristiane: il documento “Ministeri istituiti, a servizio della Chiesa” è un invito a riscoprire il dono del servizio, non in un’ottica funzionalistica, ma al fine di arricchire e rendere più feconde le collaborazioni pastorali in un’ottica di evangelizzazione. Per queste ragioni il documento, su cui le realtà pastorali del Patriarcato si confronteranno nel corso del prossimo anno, vuole essere un incoraggiamento a scommettere di più sui Ministeri Istituti e sulla formazione dei laici che già vivono una ministerialità “di fatto”. Le Scuole diocesane di Teologia e di Sacra Scrittura, insieme agli uffici pastorali della Curia, contribuiranno offrendo giornate e percorsi di approfondimento e studio.
Nella sua Lettera il Patriarca invita anche a guardare a quelle Chiese di più recente fondazione che vedono una presenza vivace e innovativa dei ministeri laicali, in continua correlazione con il ministero ordinato, con una particolare menzione della parrocchia missionaria “veneziana” in Kenya: «Siamo invitati a guardare, con vera ammirazione, anche alla grande tradizione dei catechisti nelle Chiese d’Africa e il ricordo, qui, corre alla nostra missione di Ol Moran, in Kenya, dove i catechisti svolgono un ministero non solo prezioso ma essenziale nella vita delle 21 piccole comunità che sorgono e sono diffuse su un vasto territorio che dista anche molte ore di strada dalla parrocchia di S. Marco. Il Cammino sinodale richiede di essere disposti ad imparare dalle Chiese più giovani, dove il soffio dello Spirito Santo sembra essere accolto più di quanto avviene nella nostra vecchia Europa che è certamente all’avanguardia nell’ambito della tecnica e della scienza ma è pure così affaticata e lenta nel percorrere le vie del Vangelo».
Infine l’invito a intensificare il discernimento comunitario al fine di individuare donne e uomini animati dal desiderio di far crescere la comunione ecclesiale: «Carissimi, Vi scrivo allora per invitarvi a considerare tutti insieme – presbiteri, diaconi, persone consacrate, fedeli laici, in modo particolare nei Cenacoli, chiamati a costituire e rappresentare la pienezza del soggetto ecclesiale (cfr. Francesco Moraglia, Se la Chiesa non assume i sentimenti di Cristo, pagg. 31 e seguenti, Venezia 2016), e con i Consigli pastorali parrocchiali – l’opportunità di individuare donne e uomini stimati e giudicati idonei dalla comunità perché possano essere debitamente preparati a ricevere questi ministeri a servizio delle collaborazioni parrocchiali e delle parrocchie».
Formazione, crescita delle comunità, annuncio e servizio: sono queste le parole chiave della nuova lettera del Patriarca sui ministeri istituiti presentata in questi giorni alla Diocesi. Gente Veneta ne parla con il direttore dell’Ufficio per l’Evangelizzazione e la Catechesi don Federico Bertotto.
La lettera del Patriarca invita a riscoprire i ministeri istituiti nella vita della Diocesi. Perché?
La lettera intende recepire, per la nostra Diocesi, quanto il Santo Padre ha indicato per la Chiesa universale. In secondo luogo la lettera del Patriarca invita le comunità cristiane a riscoprire la “ministerialità” battesimale. Infine il Patriarca, attraverso il cammino dei ministeri battesimali intende cogliere una occasione importante per la crescita della Chiesa e la formazione dei laici.
Cos’è la “ministerialità”?
La comunità cristiana, come spiega Papa Francesco in “Antiquum ministerium”, citando la Prima Lettera ai Corinti (capitolo 12) ha bisogno per la sua crescita di alcuni servizi. Cioè ha bisogno di alcuni battezzati che si prendano cura degli aspetti fondamentali della vita della comunità cristiana. Qui si innesta l’idea della ministerialità. Queste persone non devono emergere da una auto-candidatura ma dal fatto che lo Spirito dona ai battezzati quei carismi utili alla crescita della comunità cristiana. Questo riguarda la liturgia, l’insegnamento della catechesi, la carità e così via. Il battezzato non è recettore di servizi, ma è parte viva della vita della comunità cristiana: quindi il battezzato riceve e dona. Questa in sintesi è la ministerialità.
Cosa dovrà fare il “catechista istituito”?
Scopo del ministero del catechista è mettersi al servizio dei battezzati, in modo stabile, per favorire l’annuncio della fede cristiana e supportare il ministero dei catechisti di fatto. Ovviamente sotto la guida del vescovo e dei presbiteri. È giusto sottolineare che il catechista istituito non può sostituirsi, in alcun modo, ai catechisti di fatto: è semmai chiamato sostenerne l’operato.
Cosa caratterizza il ministro istituito da uno di fatto?
Si distingue dal ministero di fatto perché esprime una funzione indispensabile per la vita della comunità cristiana: può esistere una comunità cristiana che non evangelizza? Perciò tali ministeri battesimali aiutano la comunità a vivere questa dimensione costitutiva. Questo non va confuso con la vocazione propria dei ministri ordinati. L’annuncio della Parola di Dio ha bisogno della cooperazione di tutte le vocazioni del Popolo di Dio e ciascuno vi concorre secondo la particolarità della propria vocazione.
A cosa saranno chiamate le comunità?
Siccome la ministerialità è un dono che lo Spirito Santo suscita nei battezzati allora tutte le comunità sono chiamate a compiere un discernimento per riconoscere la presenza di persone a cui sono stati dati questi doni. Infatti è lo Spirito che suscita nella Chiesa quello che le serve: un discernimento che, chiaramente, si può compiere e concludere solo con l’autorevole voce del vescovo. Ai parroci spetterà il compito di proporre i candidati. Questo cammino può iniziare già ora.
Cosa si sta preparando a livello diocesano per il prossimo anno?
A livello diocesano sarà proposto un percorso formativo in cui svolgere tale discernimento e anche preparare al ministero. Si intende iniziare il percorso all‘inizio del 2024.
Marco Zane