«La sua vita e il suo ministero sono stati una benedizione e una gioia per lui, sempre grato al Signore per il dono del sacerdozio, e per molti che lo hanno incontrato. Per questo, nel suo ricordo, anche noi oggi nella chiesa cattedrale vogliamo esprimere riconoscenza al Signore». È un passaggio dell’omelia pronunciata dal Patriarca Francesco in San Marco, giovedì 14 dicembre, durante la Messa delle esequie di mons. Valerio Comin.
Mancato a 93 anni, don Valerio ha vissuto una ricca e intensa vita di impegno e di servizio. Il Patriarca ricorda questo tratto fin dagli esordi della vita sacerdotale di don Comin: «In tempi non facili e certamente con meno mezzi di oggi, don Valerio – che veniva da un’infanzia e una giovinezza non prive di sofferenze – seppe coinvolgere molti che ne ricordano ancora la generosità e l’impegno nel far incontrare Gesù, nel far crescere l’appartenenza alla Chiesa, nell’aiutare a far maturare i frutti e i doni ricevuti per grazia».
Poi la lunga, operosa e fraterna stagione accanto al Patriarca Marco: «Il Cardinale Marco Cè, dal 1979 al 2002 e poi fino alla morte, lo volle come segretario personale. Così per don Valerio si aprì una stagione del suo ministero sacerdotale delicata, di responsabilità: per oltre 35 anni ne divenne, infatti, il fedele segretario, il collaboratore affidabile; accanto a lui ha saputo essere amico fraterno, una presenza sollecita. La collaborazione che si era instaurata – seppure fossero di caratteri molto diversi – indica quanto sia importante e preziosa la comunione e la fraternità sacerdotale. Possiamo ancora dire che, anche dopo il 2014 (anno della morte del Cardinale), don Valerio ha continuato a tenerne viva la presenza e la memoria».
Ora don Valerio è consegnato alla speranza nella quale ha creduto e che ha lungamente annunciato; lo ribadisce mons. Moraglia citando la Lettera ai Romani: «Come avviene per tutta la creazione – che “geme, soffre… attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio” – così è anche per il nostro don Valerio: vinta l’umana debolezza, mi piace pensarlo in cielo col Patriarca Marco per sperimentare come “le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi” in vista dell’entrare pienamente “nella libertà della gloria dei figli di Dio”».