«Nel rapporto d’amicizia tutto va guadagnato. È qualcosa che dobbiamo tenere vivo e, prima di tutto, creare». Ha parlato così, il Patriarca Francesco, ai numerosi bambini delle elementari incontrati ieri sera, insieme alle loro famiglie, nel patronato di S. Maria Elisabetta in occasione della Visita pastorale iniziata nella comunità pastorale del Lido di Venezia. Due persone si scelgono non per dei doveri ma per far sì che l’ “io” e il “tu” diventino un “noi”. E proprio come quella sperimentata nel quotidiano, l’amicizia con Gesù è un qualcosa che dobbiamo provare con fiducia.
«È importante, già alla vostra età, capire che il Signore vi attende sempre. Ma ci sono dei momenti in cui lo fa un po’ di più, per esempio quando noi iniziamo a conoscerlo», spiega mons. Moraglia, sottolineando quanto il catechismo sia fondamentale in tal senso. Se alle catechiste ha proposto di affrontare, insieme ai bambini, alcune figure bibliche definite amiche di Dio (come Abramo, Mosè, Pietro e Giovanni), ai genitori ha fatto una raccomandazione: far conoscere Gesù ai propri figli. «Gesù diventa un amico – chiarisce infatti – quando troviamo delle persone a cui vogliamo bene che ci dicono che per loro Lui è importante». E chi ha un vero rapporto con Dio è una persona con delle risorse, delle energie che altrimenti non avrebbe: le parole del Vangelo – anche nei momenti di difficoltà – aiutano ad assumere un atteggiamento che non avremmo se non le avessimo ascoltate.

Il Patriarca si è soffermato inoltre sull’importanza di rendere i parrocchiani più piccoli – nel corso della celebrazione eucaristica domenicale – un po’ più protagonisti. «Se fossi il vostro parroco cercherei di riservarvi un pensiero», afferma, proponendo alcuni esempi: i bambini potrebbero preparare un momento d’accoglienza, cantare una parte a loro riservata, riscoprire il ruolo del chierichetto. E alla domanda “cosa fare per rendere il mondo migliore?”, mons. Moraglia ha dato il suo suggerimento: avere uno sguardo attento sugli altri, imparare a guardare chi ci è accanto negli occhi. Perché essi – e lo dice anche Gesù – sono lo specchio dell’anima.
Marta Gasparon